Povera e montuosa, fu generalmente ignorata dai Romani, e poi dai Longobardi, dai Normanni, dai Borboni e dalle altre dinastie che la attraversarono.
Nel 1861 entrò a far parte della regione Abruzzi e Molise, creata dopo la Seconda Guerra Mondiale, ma ne fu separata nel 1963, diventando la regione più giovane e meno conosciuta d’Italia.
Confina con le regioni Abruzzi, Puglia, Lazio e Campania, tutte indiscutibilmente territori reali. Ma, il Molise è la regione italiana che diventa famosa per «non esistere».
Con 290.000 abitanti circa e 4.438 km2 di superficie è la seconda regione meno popolosa e più piccola del Paese. La sua capitale è Campobasso.
IL MOLISE NON ESISTE, IL MOLISE RESISTE e’ lo slogan che è diventato famoso e tutti i molisani lo brandiscono con orgoglio e rivendicazione.
IL GRUPPO CULTURALE ITALIANO DI MAIORCA COGLIERÀ L’OCCASIONE PER SCOPRIRE QUESTA NUOVA REGIONE ITALIANA ATTRAVERSO LA SUA CUCINA
MARTEDÌ 12 AGOSTO 19:00
LA CUCINA DEL MOLISE SCONOSCIUTO
Il Molise è una regione dell’Italia del centro sud e rappresenta un piccolo gioiello “made in Italia” per gustare i prodotti tipici che vengono prodotti, coltivati, raccolti, allevati, cacciato. Terra dalla vocazione agricola, la cucina tipica del Molise si basa sui prodotti della terra e della pastorizia.
Tuttavia sono molti i piatti che si distinguono per la loro qualità e il loro sapore. Tra questi, segnaliamo:
Caciocavallo di Agnone P.A.T.
Il caciocavallo è un formaggio a pasta dura con una stagionatura che può essere breve, media o lunga. La sua produzione è tipica di tutto il sud Italia ma quello di Agnone, piccolo centro abitato dell’Alto Molise in provincia di Isernia, è rinomato per la qualità delle materie prime e per la storia di cui è testimone. Se per la produzione, infatti, si usa latte di mucca di razze autoctone, il procedimento utilizzato è quello tradizionale che, salvo qualche miglioria tecnica negli utensili e nelle norme igieniche, è rimasto per lo più invariato nel tempo. Il caciocavallo di Agnone, oggi riconosciuto nell’elenco ministeriale dei P.A.T. (Prodotti Agroalimentari Tradizionali) profuma di storia e di tradizioni contadine e dà il suo massimo sia mangiato a temperatura ambiente (non di frigo) che «impiccato», ovvero sciolto sulla brace e spalmato sul pane.
La pampanella
Piatto simbolo della tradizione molisana, la pampanella è una preparazione a base di carne di maiale marinata con aglio, peperoncino dolce e piccante, e poi cotta al forno.
La pampanella molisana, originaria della zona di San Martino in Pensilis, è una preparazione a base di maiale insaporito con peperone secco essiccato, sale e aglio, fragrante e morbidissima. La sua storia, certamente attribuibile alla cultura contadina per via degli ingredienti semplici, l’ha portata nel corso dei secoli ad essere un cibo da nobili poiché richiede una preparazione lunga. La classe altolocata infatti apprezzava molto questo prodotto, pur considerandolo alquanto inelegante (forse per via del rosso, dato dal peperone, con cui immancabilmente ci si sporca gli angoli della bocca!)
Cavatelli
Di paste trascinate l’Italia meridionale (con la Puglia centro nevralgico) è piena zeppa. Dal Molise arrivano i cavatelli o cuzzetielle, antico formato di pasta incavata le cui origini si fanno risalire ai tempi di Federico II. L’incavatura, ottenuta con abile movimento coordinato di indice e medio, è indubbiamente il segreto del loro successo. È infatti l’ideale per raccogliere e assorbire i condimenti: si va dal semplice ragù di lepre o cinghiale alla versione vegetariana con spigatelli, i broccoletti o cardoncelli selvatici saltati in olio e peperoncino. Da provare i cavatelli al sugo “vedovo” di Montenero, cosiddetto per assenza di carne se non fosse per la ventricina locale o lardo soffritto con aglio, prezzemolo e pomodori.
Fusilli
Un altro grande colpaccio della pasta molisana sono i fusilli. Non servono presentazioni, giusto? Un ripasso però non fa mai male: la pasta ad elica diffusa in tutto il mondo ha avuto origine proprio qui, e hai voglia a dire che il Molise non esiste. Il fusillo si ottiene mediante il caratteristico fuso o filo di ferro intorno al quale la pasta fresca viene attorcigliata e lasciata ad essiccare. Il primo da assaggiare è, ça va sans dire, fusilli alla molisanaconditi con sugo di carne di agnello e una bella spolverata di pecorino. Da conoscere anche le cosiddette droqe o drocchie che stanno a metà strada tra fusilli e cavatelli. La ricetta tipica di Montecilfone (con sagra dedicata il 14 agosto) ha per protagonista il ragù di salsiccia di fegato di maiale, condita con peperoncino e javall o peperone dolce essiccato al sole.
Baccalà ammullecate o arracanate
C’è una regione italiana che non abbia in repertorio una ricetta di baccalà? Poco probabile, ormai ci siamo abituati. Oltre a comparire nei sughi per la pasta (i già citati crioli ma anche sagne e tacconelle), il secondo immancabile è il baccalà ammullecate o arracanate tipico di Campobasso, Civitanova e Termoli. Si tratta, in sostanza, di baccalàgratinato con aggiunta di abbondante mollica di pane raffermo. Le variabili sono costituite da odori e spezie: fra i più usati ci sono origano, uva passa, gherigli di noce, fichi secchi, aglio e prezzemolo. Come spesso accade ai piatti di pesce della tradizione, il baccalà ammullecate è perfetto per l’osservanza del calendario di magro e col tempo è diventato sinonimo di festa religiosa, dalla Quaresima all’Avvento.
U’ bredette
U’ bredette o vredette, lo abbiamo già citato, è il brodetto di pesce termolese diTornola, centro storico della città. Sarà anche l’ennesima versione della cucina marinara affacciata sull’Adriatico, ma di fronte a un sughetto così invitante non ci si stanca mai. Guardiamolo più da vicino allora: gli ingredienti variano a seconda del pescato del giorno, ma alcuni capisaldi sono lupini (vongole), vocchncape (lucerne), ntriccicarelle (galletti), cozze, cannocchie, tracine, scorfani. Non manca davvero niente, molluschi, crostacei, salsa di pomodoro e una punta di peperoncino. Tutto si cuoce nello stesso tegame (possibilmente di terracotta), ogni elemento aggiunto a seconda dei suoi tempi di cottura, mai girato né mescolato. Se siete fortunati, il coccio fa direttamente da piatto: a quel punto basta munirsi di pane casereccio e beh, godere a ogni morso.
I dolci tipici del Molise includono , tra gli altri. Molti di questi dolci sono tradizionalmente preparati durante le festività, come il Natale e la Pasqua, o in occasioni speciali come la festa di San Giuseppe
Ceppelliate
Chi li definisce biscotti ripieni, chi panzerotti, e aspettate di sentire quanti nomi hanno in Molise. Ceppelliate a Trivento, cielle rechine a Lucito, cellucce a Belmonte del Sannio, piccellate a Venafro. La sostanza (quasi) non cambia: involucro di farina, uova, zucchero, olio e limone, a volte latte, a volte vino; il ripieno di marmellata di amarene che può essere arricchito di noci, cioccolato, cannella, liquore, pane raffermo e scorza di agrumi. Chiamami col tuo nome, importa solo incontrarsi in un bacio appassionato e un po’ appiccicoso.
La pigna pasquale Molisana
La pigna di Pasqua preparata con la ricetta molisana è sofficissima. Un lievitato dolce con impasto alle patate, arricchito di canditi e semi di anice. In quasi tutte le regioni italiane esiste una ricetta di lievitato di Pasqua, e il Molise non è da meno. La particolarità della pigna molisana, che la differenzia da tutte le altre pigne italiane, è l’impasto a base di patate lesse. Le patate lesse conferiscono all’impasto della pigna molisana una sofficità extra, che si conserva soffice per molti giorni. In Molise, non tutti decorano la pigna di Pasqua con la glassa di zucchero, molti la servono al naturale. Io ho optato per la versione con glassa di zucchero perché mi piace di più sia di sapore che alla vista. Il bianco candido della glassa di zucchero richiama il candore della colomba pasquale, simbolo di pace e di speranza. Mi piace dunque, ove possibile, utilizzare la glassa di zucchero sui miei lievitati dolci pasquali, per richiamare la vera natura della Pasqua.
Pepatelli molisani
I ‘pepatelli’ molisani sono dei biscotti secchi tipici del periodo natalizio. Il loro nome deriva dalla presenza di un pizzico di pepe nella ricetta originale che, accostato alla dolcezza del miele, rende questi dolcetti unici. Fra Natale e Capodanno molte nonne molisane preparano i pepatelli, o mbepatiell in dialetto locale, biscotti secchi che possano essere conservati a lungo ed essere offerti agli ospiti durante tutte le feste. Solitamente i pepatelli vengono serviti con un bicchiere di vino dolce o di latte in modo da poterli inzuppare e ammorbidire prima dell’assaggio. La ricetta originale prevede un impasto realizzato con farina, miele sciolto e mandorle intere preferibilmente non sgusciate, al fine di preservare il retrogusto amaro tipico della scorza del frutto. È prevista poi l’aggiunta dell’ingrediente che dà il nome al dolce: si tratta di un pizzico di pepe macinato fresco in grado di rendere il sapore unico e nettamente distinguibile da quello dei simili cantucci toscani o dei tozzetti laziali. Questi ultimi presentano infatti anche una componente oleosa (burro o olio), che rende i biscotti molto più morbidi rispetto ai croccantissimi pepatelli. La ricetta base viene talvolta modificata a seconda della tradizione locale o famigliare con l’aggiunta di uova per rendere meno secco l’impasto e di scorza di limone o arancia per conferire un fresco aroma ai dolcetti.
Altri prodotti caratteristici sono i maccheroni alla chitarra, le pallotte cacio e uova, la pasta e fagioli, la polenta, l’agnello e i torcinelli arrostiti e un lungo eccetera.
Credo però che con i piatti recensiti abbiamo una chiara idea della ricchezza della cucina molisana, anche se è una regione sconosciuta.
LA CUCINA DEL MOLISE SCONOSCIUTO
Martedì 12 agosto 19:00
MENÙ IN PREPARAZIONE (1):
Cocktail estivo analcolico
Focaccia rosmarino
Polenta con cavoli
Scamorza molisana o Caciocavallo di Agnone (*)
Baccalà ammullecate o arracanate o crostini con le cozze e pomodorini
Primo
Pallotte cacio e uova
Secondo
Cavateli o Gnocchi al suco vedovo
o fusilli alla molisana (o entrambi)
Dolci
Pizzelle
Torta di albicocche
Granita di fragole
Vini
Prosecco Menestrello
Caffè o infusione
Liquore fatto in casa. Mandarinello (ricetta maiorchina del cuoco)
POSTI LIMITATI. MINIMO 10 PERSONE/MASSIMO 15
(1) Il menu definitivo non è ancora pronto e potrebbe cambiare.
Baccalà arracanato o crostini con le cozze e pomodorini
Primo
Pallota cacio e uova
Secondo
Cavateli o Gnocchi al suco vedovo
o fusilli alla molisana (o entrambi)
Dolci
Pizzelle
Torta di albicocche
Granita di fragole
Vini
Prosecco Menestrello
Caffè o infusione
Liquore fatto in casa. Mandarinello (ricetta maiorchina del cuoco)
POSTI LIMITATI. MINIMO 10 PERSONE/MASSIMO 15
(1) Il menu definitivo non è ancora pronto e potrebbe cambiare.
(*) A seconda della disponibilità
È OBBLIGATORIO ISCRIVERSI (*)(*) Costo 35€. CENA COMPRESA. (*) A lezione, whatsApp o Indirizzo mail (gruppoculturaleitalianomaiorca@gmail.com) fino lunedì 4 agosto
UNA VOLTA AL MESE CON LA PROFESSORESSA DE GRAZIA, A PARTIRE DA OTTOBRE
La professoressa Cecilia De Grazia con lo scrittore e regista Federico Moccia
IL GRUPPO CULTURALE ITALIANO RIPRENDE L’ATTIVITÀ
In questo modo il Gruppo Culturale Italiano di Maiorca riprende un’attività che era stata sospesa a causa del viaggio fatto dalla professoressa Cecilia De Grazia lo scorso anno per ampliare le sue conoscenze presso l’Università di Salamanca.
Gli incontri si terranno mensilmente e solitamente l’ultimo venerdì del mese.
I dettagli completi, inclusa la sede dell’incontro, saranno annunziati all’inizio di ottobre.
IL GIARDINO DEI FINZI-CONTINI, PRIMA LETTURA DEL MESE DI OTTOBRE
l giardino dei Finzi-Contini è il romanzo più celebre di Giorgio Bassani (1916-2000), scrittore nato a Bologna ma di origine ferrarese; il romanzo racconta le vicende della ricca famiglia ebraica dei Finzi-Contini nella Ferrara degli anni Trenta.
L’INCONTRO È FISSATO PER GIOVEDÌ 23 OTTOBRE
L’elenco dei libri programmati per l’anno scolastico è il seguente:
IL LIBRAIO DI VENEZIA (Giovanni Montanaro)
DOMANI, DOMANI (Francesca Giannone)
UNA CASA DI FERRO E DI VENTO (Lorenzo Bonini, Paolo Valsechi)
PUNTO PIENO (Simonetta Agnello Hornby)
NOVECENTO (Alessandro Baricco)
NOTTURNO INDIANO (Antonio Tabucchi)
LA SETTA DEGLI ANGELI (Andrea Camilleri)
BUONE LETTURE E BUONA ESTATE !!!!!!
RICORDA LA SFIDA ESTIVA DEL GdLi: IL GATTOPARDOINTERO
Il Gattopardo è un romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa che narra le trasformazioni avvenute nella vita e nella società in Sicilia durante il Risorgimento, dal momento del trapasso dal Regno Borbonico alla transizione unitaria del Regno d’Italia, seguita alla spedizione dei Mille di Garibaldi.
Con lo sbarco dei Mille a Marsala, le forze della rivoluzione annunciano la fine di un’epoca e sconvolgono gli equilibri che da sempre governano l’isola. È in questo teatro di eventi che si profila la figura statuaria del principe Fabrizio Salina, capofamiglia di una delle principali casate della più alta aristocrazia siciliana, che al tramonto del regno borbonico oppone un leonino rifiuto, ergendosi come spartiacque tra il vecchio mondo e il nuovo. Ma la storia avanza inesorabile. Persino il nipote prediletto del principe, Tancredi, partecipa alla campagna militare tra le file delle camicie rosse, e con la vittoria dei piemontesi il nuovo ceto borghese acquista per la prima volta un rilievo considerevole. Nel tentativo di tenere in piedi la reputazione e il potere della sua famiglia, il principe si troverà a dover incrociare il destino dei Salina con quello della bellissima borghese Angelica. Un romanzo lirico e critico insieme, dalle cui pagine emergono personaggi maestosi e indimenticabili, che della Sicilia offrono un’immagine viva, animata da uno spirito alacre, modernissimo e quindi, in un fortunato cortocircuito, antichissimo. Inizialmente rifiutato e pubblicato solo un anno e mezzo dopo la morte dell’autore, Il Gattopardo fu subito riconosciuto come una delle massime opere letterarie dei nostri tempi e vinse il premio Strega.
Don Fabrizio Corbera, principe di Salina, duca di Querceta, marchese di Donnafugata, è il protagonista del romanzo Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.
Il Gattopardo prende spunto dalla vita e dalla famiglia di Tomasi di Lampedusa. Il protagonista, Fabrizio Salina, è chiaramente ispirato al bisnonno dell’autore, Giulio Fabrizio Tomasi, un uomo di grande cultura e passione per l’astronomia
«SE VOGLIAMO CHE TUTTO RIMANGA COME È, BISOGNA CHE TUTTO CAMBI» (chi pronuncia la frase non è però il principe di Salina ma suo nipote Tancredi).
GIUSEPPE TOMASI DI LAMPEDUSA, duca di Palma e principe di Lampedusa, nato nel 1896 e morto nel 1957, si formò su scritti illuministici e raccolte di relazioni militari. Divenne narratore solo nella seconda parte della sua vita, privo di contatti con gli ambienti letterari. Compose un solo romanzo, Il Gattopardo, che, rifiutato da due grandi case editrici, fu pubblicato da Feltrinelli nel 1958 su interessamento di Giorgio Bassani, ed ebbe un immediato, grandissimo consenso di pubblico e critica.
IL GATTOPARDO (film, 1963)
Regia di Luchino Visconti, con Burt Lancaster, Alain Delon, Claudia Cardinale, Paolo Stoppa, Rina Morelli.
l film ha ottenuto 1 candidatura a Premi Oscar, Il film è stato premiato al Festival di Cannes, ha vinto 3 Nastri d’Argento, ha vinto un premio ai David di Donatello.
IL GATTOPARDO (serie TV, 2025)
Regia di Tom Schankland, Giuseppe Capotondi, Laura Luchetti, Tom Shankland. Una serie con Benedetta Porcaroli, Simona Distefano, Kim Rossi Stuart, Deva Cassei, Saul Nanni, Paolo Calabresi, Astrid Meloni, Francesco Colella, Romano Reggiani.
Una serie basata sulla modernità del racconto del Principe di Salina e della sua famiglia, che è quello dell’Italia di ieri e di oggi.
«Il Gattopardo» sarà disponibile esclusivamente su Netflix, composta da 6 episodi.
AUDIO LIBRO
A coronamento di questa maratona, c’è la possibilità di ascoltare «Il Gattopardo» tramite audio libro. Letto da Toni Servillo. Editorial Emons Audilibri.
IN FINE, NON POTEVA MANCARE IL TEMA CULINARIO. COSA MANGIAVA IL PRINCIPE?
La cucina del principe di Salina riflette la tradizione culinaria siciliana, con influenze anche dalla Francia.
Pasti principali:
Timballo di maccheroni: Un piatto molto famoso e rappresentativo della cultura siciliana, con una base di pasta frolla e ripieno di maccheroni, carne, uova e formaggio.
Pasticcio del Gattopardo:
Una torta salata farcita con maccheroni, besciamella, ragù e altri ingredienti.
Arancina:
Un classico della cucina siciliana, sia «abburro» (con mozzarella e prosciutto) che «accarne» (con ragù).
Dolci siciliani:
Pasticciotti, cannoli, cassate, frutta martorana (dolci di marzapane modellati a mano che imitano la frutta).
Gelatina al rum:
Un dolce che il principe sembra apprezzare particolarmente.
Granita di gelsi:
Una prelibatezza ghiacciata che viene servita durante il pranzo, come parte del banchetto.
DUE RICETTE PER IL FAMOSO TIMBALLO DEL GATTOPARDO
Timballo del Gattopardo
Ingredienti 500 ml salsa di pomodoro 1/2 pollo lessato (per vegani e vegetariani facoltativo) 100 gr di funghi 100 gr di fegatini di pollo (per vegani e vegetariani facoltativi) 200 gr di prosciutto cotto tagliato a striscioline (per vegani e vegetariani facoltativo) 100 gr di salsiccia (per vegani e vegetariani facoltativa) 150 gr pisellini 50 gr di burro (se preferite margarina senza grassi idrogenati) 500 g maccheroni parmigiano grattugiato (facoltativo per vegani) 3 uova sode a fette (preferibilmente di galline allevate all’aria aperta) sale e pepe q.b. Per la pasta frolla 500 g di farina di grano tenero 250 g di zucchero (se preferite di canna) 200 g di burro (se preferite margarina senza grassi idrogenati) 4 tuorli d’uovo (preferibilmente di galline allevate all’aria aperta ) un pizzico di cannella sale q.b. Per la crema pasticcera 3 cucchiai di zucchero (se preferite di canna) 3 tuorli d’uovo (preferibilmente di galline allevate all’aria aperta) 1/2 litro di latte (se preferite vegetale) 2 cucchiai di farina di grano tenero un pizzico di cannella sale q.b.
Preparate la pasta frolla impastando tutti gli ingredienti in modo da ottenere un composto liscio ed omogeneo e lasciatela riposare un’ora circa in frigorifero coperta con un panno. A questo punto preparate la crema pasticcera avendo cura di coprirla con la pellicola trasparente fino al momento dell’uso. Quindi preparate delle piccole polpette con la carne tritata di pollo lesso mescolata a 1 uovo al prosciutto cotto, 2 cucchiai di parmigiano e un pizzico di sale. Friggetele in abbondante olio e tenetele da parte a scolare su carta assorbente. Intanto rosolate con un po’di burro i fegatini, le salsicce, i funghi, le polpettine, i pisellini e cuoceteli per qualche minuto per fare amalgamare tutti i sapori. Nel frattempo cuocete i maccheroni molto al dente, scolateli e conditeli con il sugo di pomodoro, il burro, abbondante parmigiano e fateli raffreddare. Imburrate una tortiera ad anello di 30 cm di diametro e ricoprite il fondo ed i bordi con un terzo della pasta frolla dell’altezza di mezzo centimetro. Disponetevi sopra metà dei maccheroni, il condimento, le uova, spolverizzate con il parmigiano e coprite con il resto dei maccheroni a cui darete una forma leggermente a cupola sulla quale verserete la crema pasticcera che farete penetrare bene. Ora ricoprite il timballo con la restante pasta frolla sigillando bene i bordi. Spennellate la superficie del timballo con dell’uovo sbattuto e lasciate cuocere per circa 45 minuti nel forno statico a 180 gradi. Servitelo dopo averlo fatto riposare circa cinque minuti una volta fuori dal forno.
Il Timballo del Gattopardo, altrimenti detto il timballo del Principe, è una ricetta siciliana della tradizione che racchiude in sé un tripudio di sapori: pasta, carne, uova e formaggio, il tutto avvolto dalla pasta frolla.
Certo, non si può dire che sia leggero, ma è sicuramente spettacolare. Questi ingredienti ci conducono al momento del trasferimento stagionale dei Salina da Palermo al palazzo di Donnafugata.
Come ogni anno, da generazioni, si trasferivano con la bella stagione e come ogni anno veniva organizzata da mani sapienti una cena solenne per accogliere gli amici di sempre e ribadire il potere immutato del principe.
Questa antica ricetta siciliana è del 1860 ed è quella che più si avvicina alla descrizione fatta dal Tomasi di Lampedusa che così magistralmente descrive:
L’oro brunito dell’involucro, la fraganza di zucchero e di cannella che ne emanava, non era che il preludio della sensazione di delizia che si sprigionava dall’interno quando il coltello squarciava la crosta: ne erompeva dapprima un fumo carico di aromi e si scorgevano poi i fegatini di pollo, le ovette dure, le sfilettature di prosciutto, di pollo e di tartufi nella massa untuosa, caldissima dei maccheroni corti, cui l’estratto di carne conferiva un prezioso color camoscio.
Di sicuro, preparandolo farete un figurone. Vediamo insieme la ricetta.
Per preparare il Timballo del Gattopardo (per 6 persone) occorrono i seguenti ingredienti:
– 400 ml sugo di carne (va bene anche l’estratto); – 1/2 pollo lessato;1 – 100 gr di funghi freschi; – 100 gr di fegatini di pollo; – 200 gr di prosciutto cotto tagliato a striscioline; – 100 g di salsiccia; – 120 gr di pisellini mignon; – 500 gr di maccheroni; – parmigiano grattugiato – 3 uova; – sale e pepe – Un tartufo nero.
(Per la pasta frolla)
– 400 gr di farina; – 200 gr di zucchero – 200 gr di burro; – sale; – Un pizzico di cannella; – 4 tuorli d’uovo.
(Per la crema pasticcera)
– 3 cucchiai di zucchero – 3 tuorli d’uovo – 2 cucchiai di farina – sale – Un pizzico di cannella – 1/2 litro di latte.
Preparate la pasta frolla impastando velocemente con le mani tutti gli ingredienti, in modo da ottenere un composto omogeneo, e lasciatela riposare un’ora coperta con un panno in frigorifero.
Procedete poi a preparare la crema pasticcera che coprirete con la pellicola trasparente fino al momento dell’uso.
Successivamente preparate delle polpettine, grandi come nocciole, con 200 grammi di carne tritata di pollo lesso mescolata a 1 uovo, 100 grammi di prosciutto cotto, 2 cucchiai di parmigiano, prezzemolo tritato e un pizzico di sale. Friggetele in abbondante olio e tenetele da parte.
Fate insaporire in un po’ di burro il pollo ed il prosciutto rimasti, tagliati a striscioline; aggiungete i fegatini, le salsicce, i funghi, le polpettine, i pisellini e cuoceteli per qualche minuto.
Trasferiteli poi in una casseruola con qualche cucchiaiata di succo di carne e fate cuocere ancora per qualche minuto in modo che i sapori si mescolino bene.
Lessate nel frattempo i maccheroni molto al dente, scolateli e conditeli con il sugo di carne, il burro, abbondante parmigiano e fateli raffreddare.
Imburrate una tortiera ad anello di 30 centimetri di diametro e ricoprite il fondo ed i bordi con un terzo della pasta frolla che avrete steso sottile (circa mezzo centimetro). È importante che la pasta sporga un po’ dai bordi in modo che con facilità possiate chiudere il timballo con l’altro disco di pasta.
Disponeteci sopra metà dei maccheroni, distribuiteci sopra la finanziera di carne, le uova, spolverizzate con il parmigiano e il tartufo nero a lamelle, infine coprite con il resto dei maccheroni a cui darete una forma leggermente a cupola sulla quale verserete la crema pasticcera che farete penetrare bene.
Ricoprite il timballo con la pasta frolla avanzata premendo bene i suoi bordi per farla aderire alla prima. Spenellate la sua superficie con dell’uovo sbattuto e fate cuocere per circa 45 minuti nel forno a 180 gradi.
Prima di togliere l’anello, lasciatelo riposare per 5 minuti e servitelo subito.
A TAVOLA CON L’ARISTOCRAZIA SICILIANA
Per concludere il Gattopardo e il cibo che si mangiava al tempo del Principe di Salina, ricordiamo la magnifica opera de Elena Carcano, «Il Banchetto del Gattopardo».
Il banchetto del Gattopardo di Elena Carcano raccoglie le ricette sontuose ed elaborate tratte dalle descrizioni del celebre romanzo, unite ad altre attinte alla vasta memorialistica dell’aristocrazia siciliana, diventando così un piccolo tributo a un mondo raffinato e decadente che non perderà mai il suo fascino e che possiamo nostalgicamente rievocare portando in tavola un lussureggiante timballo.
Elena Carcano, architetto, dottore di ricerca, diplomata chef amatoriél presso la Commanderie des Cordons Bleu, affianca le competenze alla passione per la letteratura e la storia. L’ammirazione per il capolavoro di Tomasi di Lampedusa ha reso la Sicilia la sua terra d’elezione.
IN PREPARAZIONE:
Per la prima metà di settembre è previsto che il Gruppo di Lettura Italiano (GdLi) condivida il capolavoro di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, in una data ancora da definire e concluderemo con una cena, ovviamente a base del famoso timballo che mangiava il principe di Salina.
EL CORSO DI CUCINA «APPROCCIO ALLA CUCINA NAPOLETANA» SI TERRÀ MERCOLEDÌ 25 GIUGNO (E NON GIOVEDÌ 26 SCRITTO E PUBBLICATO PRIMA PER ERRORE) ALLE ORE 19:00. TUTTO IL RESTO RIMANE UGUALE.