ALLA SCOPERTA DI FRANCESCA GIANNONE CON IL SUO SUCCESSO LA PORTALETTERE
INCONTRO VENERDÌ 30 MAGGIO 19.30 (*)
SINOPSI:
ITALIA, anni ’30 Un paesino del Sud. Una dona del Nord. Un incontro che cambierà entrambi
Un’appassionante storia di coraggio ed emancipazione femminile ambientata in un paesino del Sud tra gli anni ’30 e gli anni ’60. Salento, giugno 1934. Nella piazza principale di Lizzanello, dove vivono poche migliaia di anime, si ferma un autobus da cui scende una coppia, Carlo e Anna. Carlo, figlio del Sud emigrato al Nord, è contento di essere tornato a casa, mentre Anna ha uno sguardo pensieroso e preoccupato perché sa di essere arrivata in una terra che non le appartiene. Anna è quella diversa, è la “forestiera” che non si adatta alle regole che imprigionano le donne del Sud: non va in chiesa, dice sempre quello che pensa ed è determinata a vivere la sua vita senza condizionamenti. Trascorso un anno dal suo arrivo, Anna fa qualcosa di impensabile ed estremamente rivoluzionario: si iscrive al concorso per entrare alle Poste. Una postina donna non si è mai vista in paese, ma Anna sorprende tutti, vince il concorso e inizia a lavorare come “portalettere”. La notizia stravolge Lizzanello e fa storcere il naso a tutti quei pettegoli, uomini e donne, che dicono che Anna “non durerà”. Anna lavorerà invece per vent’anni consegnando lettere, cartoline e messaggi. Diventerà un filo invisibile che unisce le vite di tutti i paesani e inconsciamente – ma soprattutto senza che nessuno lo voglia – cambierà molte cose. Accanto ad Anna, in tutti questi anni, il fedele marito Carlo che non ha mai smesso di sostenerla e amarla, e Antonio, fratello inseparabile di Carlo, innamorato di lei da sempre. A fare da sfondo alle vicende della famiglia Greco e di Anna, gli eventi drammatici della Seconda Guerra Mondiale e i movimenti femministi
A presto !!!
(*) ATTENZIONE AL CAMBIO DELL’ORA
19:30
Il ritardo di un’ora è dovuto al caldo e alle temperature previste per fine maggio
Le celebrazioni della Settimana Santa e della Pasqua a Maiorca i in tutte le Isole Baleari hanno un denominatore comune: la gastronomia. Les panades, els robiols, els crespells (foccacine ripieni, frittelle pasquali…), frit de xot (stufato d’agnello) fanno parte del nostro patrimonio culinario che si estende per secoli. Ricette che cambiano da un’isola all’altra, da una città all’altra e che hanno anche le loro idiosincrasie familiari.
Le famose panades sono un esempio; farcite di carne di agnello o con piselli o carne mista con piselli vengono cucinate in tutte le famiglie maiorchine nel periodo pasquale. Inoltre viene riservato un posto di onore a due piccoli capolavori della cucina maiorchina: i robiols e i crespells. Gli uni sono basati sul principio della crostatine, come le panades, però attirano i ghiottoni con un ripieno dolci di un formaggio dolce simile alla ricotta, -brossat-, o de la marmellata di zucca -cabell d’angel-, marmellata d’albicocca e ultimamente anche ripieni di cioccolato.
Olio d’oliva, arance, strutto, uova, farina, pangrattato, capelli d’angelo, carne di agnello, carne magra, e sobrassada. Tutto ciò che è sul tavolo, pesato e misurato, non deve andare storto. I panini devono essere buoni quanti quelli dell’anno scorso, se non addirittura migliori, e con questi condimenti non si sbaglia mai.
RICETTA (una dei tanti) di carne
1 tazza di olio
1 tazza di strutto fuso
1 tazza di succo d’arancia
1 uovo intero
2 tuorli d’uovo
Farina, il necessario (a Mallorca se dice «cosa si beva»)
Circa 500 grammi di carne d’agnello o di maiale o di manzo
Un pezzettino di sobrassada
Sale e pepe
ROBIOLS I CRESPELLS
(dosi per 8 robiols e 10 crespells)
1 kg di farina
150 g di zucchero a veloç1/2 baccello di vaniglia
3 o 4 tuorli, a seconda della grandezza
1 dl di succo di arancia spremuto al momento
300 g di strutto
olio di oliva
1 dl di acqua
Crespells
Robiols i crespells, appena sfornato
LA PASQUA IN ITALIA
Un pranzo di Pasqua tradizionale in Italia varia da regione a regione, ma ci sono alcuni ingredienti che non devono mai mancare per rispettare la tradizione. Ecci gli elementi fondamentali:
ANTIPASTI:
Uova: simbolo di rinascita, spesso sode e servite con salse o in insalate.
Salumi e formaggi: Come la corallina romana, il capocollo o il prosciutto crudo,accompagnati da pecorino e altre varietà locali
Torta Pasqualina: tipica della Liguria, una sfoglia ripiena di bietole, ricotta e uova.
PRIMI PIATTI
Pasta al forno o lasagne: In molte regioni si preparano lasagne ricche o timballi.
Agnolotti o ravioli ripieni: Specialmente al Nord, ripieni di carne o ricotta e spinaci.
Risotto primaverile: Con asparagi, piselli o carciofi.
SECONDI PIATTI
Agnello: Protagonista assoluto, cucinato arrosto, in umido o scottadito (alla griglia)
Capretto: Alternativa all’agnello, molto diffuso in alcune regioni del Sud.
Frittata con erbe spontanee: Specialmente in Campania e Lazio, con mentuccia, asparagi, selvatici e cipollotti.
DOLCI
Colomba pasquale: Il dolce simbolo della Pasqua italiana.
Pastiera napoletana:Dolce tipico a base di grano cotto, ricotta e canditi
Uova di cioccolato: Immancabili, spesso con sorpresa per i bambini.
In una Roma senza tempo ma anche estremamente contemporanea, il Papa porta avanti il suo pontificato in maniera “istituzionale”, coadiuvato e indirizzato dal suo camerlengo. Ma l’imprevisto e misterioso incontro con un grosso gatto nero parlante sarà l’inizio di qualcosa che risveglierà il pontefice dal torpore morale ed emotivo di cui è vittima. Dal fitto dialogo tra il Papa e il gatto, che si protrarrà per giorni – girovagando dentro e fuori le mura vaticane – emergeranno dubbi, pensieri, rivelazioni che porteranno il pontefice a interrogarsi davvero sull’essenza originaria del suo insostituibile ruolo, quello del “pastore di anime” nel gregge del mondo, fino a conseguenze del tutto inattese.
Il gatto del Papa è una storia che con tenerezza e ironia lancia un messaggio di fratellanza e condivisione, in cui la figura del pontefice, da massima icona spirituale, diventa la rappresentazione di tutti noi quando, presi dalle nostre esistenze, dal nostro lavoro, dai nostri capricci, dalle nostre paure, dalle nostre esigenze e necessità, più in generale dal nostro individualismo, smarriamo la rotta per “restare umani”.
IL NUOVO INCONTRO SI SVOLGERÀ VENERDÌ 25 APRILE ALLE ORE 18:30
FLAVIO INSINNA
Dopo aver pubblicato la sua autobiografia nel 2012, nel 2014 Insinna debutta anche come romanziere con La macchina della felicità, edito da Mondadori. Un libro diventato in seguito anche uno spettacolo teatrale.
Negli anni successivi prende parte ad alcuni programmi come Il grande match (dedicato agli Europei di calcio del 2016) e l’Eurovision Song Contest, che conduce per due anni insieme a Federico Russo. Nel 2018, però, la sua carriera subisce un duro colpo: Striscia la Notizia trasmette alcuni fuori onda di Affari tuoi, in cui il conduttore insulta i concorrenti. Un episodio che crea molto scalpore. Ma nello stesso anno Insinna diventa il nuovo volto de L’Eredità, prendendo il posto di Carlo Conti. Nell’estate del 2021, poi, è protagonista del remake di uno dei programmi storici di RaiUno, Il pranzo è servito. Lo stesso anno 2021 pubblica Il gatto del Papa. Una piccola favola senza tempo (libro edito da Rai Libri) Nel 2022 ritorna nel cast di Don Matteo 13 sempre nel ruolo di Flavio Anceschi.
Nato a Roma nel 1965, Flavio Insinna si è diplomato al liceo classico, per poi tentare di entrare nell’Arma dei Carabinieri. Non avendo raggiunto il suo obiettivo, si è iscritto alla scuola di recitazione di Alessandro Fersen, per poi diplomarsi al Laboratorio di esercitazioni sceniche: è qui che conosce il suo maestro, Gigi Proietti (direttore della scuola)
LA PORTALETTERE, LETTURA DE MAGGIO
Il libro scritto da Francesca Giannone, vincitore del Premio Bancarella 2023, sarà la nuova sfida del GdLi.
LA PORTALETTERE DI FRANCESCA GIANNONE, VINCITORE DEL PREMIO BANCARELLA 2023
LETTURA SCELTA PER MAGGIO DAI MEMBRI DEL GRUPPO DI LETTURA ITALIANO
Un’appassionante storia di coraggio ed emancipazione femminile ambientata in un paesino del Sud tra gli anni ’30 e gli anni ’60. Salento, giugno 1934. Nella piazza principale di Lizzanello, dove vivono poche migliaia di anime, si ferma un autobus da cui scende una coppia, Carlo e Anna. Carlo, figlio del Sud emigrato al Nord, è contento di essere tornato a casa, mentre Anna ha uno sguardo pensieroso e preoccupato perché sa di essere arrivata in una terra che non le appartiene. Anna è quella diversa, è la “forestiera” che non si adatta alle regole che imprigionano le donne del Sud: non va in chiesa, dice sempre quello che pensa ed è determinata a vivere la sua vita senza condizionamenti. Trascorso un anno dal suo arrivo, Anna fa qualcosa di impensabile ed estremamente rivoluzionario: si iscrive al concorso per entrare alle Poste. Una postina donna non si è mai vista in paese, ma Anna sorprende tutti, vince il concorso e inizia a lavorare come “portalettere”. La notizia stravolge Lizzanello e fa storcere il naso a tutti quei pettegoli, uomini e donne, che dicono che Anna “non durerà”. Anna lavorerà invece per vent’anni consegnando lettere, cartoline e messaggi. Diventerà un filo invisibile che unisce le vite di tutti i paesani e inconsciamente – ma soprattutto senza che nessuno lo voglia – cambierà molte cose. Accanto ad Anna, in tutti questi anni, il fedele marito Carlo che non ha mai smesso di sostenerla e amarla, e Antonio, fratello inseparabile di Carlo, innamorato di lei da sempre. A fare da sfondo alle vicende della famiglia Greco e di Anna, gli eventi drammatici della Seconda Guerra Mondiale e i movimenti femministi
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ATTENZIONE:
PROSSIMO INCONTRO: VENERDÌ 28 MARZO 18:30.
CONDIVISIONE DEL LIBRO «IO E TE» DE NICCOLÒ AMMANITI
IL GIOVEDÌ GRASSO È TRADIZIONALMENTE UNO DEI GIORNI PIÙ IMPORTANTI DEL CARNEVALE
Il Giovedì Grasso è tradizionalmente uno dei giorni più importanti del Carnevale. Si tratta del giovedì che apre i sei giorni più intensi, fatti di feste, giochi, maschere, e che si celebrano in tutto il mondo. Ma perché si chiama Giovedì Grasso? Quando cade e cosa si fa? Giovedì Grasso nel 2025: quando cade
Giovedì Grasso nel 2025 cade il 27 febbraio.
Si tratta del primo dei sei giorni più intensi del Carnevale, che hanno il loro clou nella domenica successiva e soprattutto nel Martedì Grasso. Quest’ultimo, quest’anno, è il 4 marzo e si tratta del giorno precedente al Mercoledì delle Ceneri. che per il rito romano rappresenta l’avvio della Quaresima. Il Giovedì Grasso in passato aveva la stessa “funzione” del Martedì successivo. I cittadini di ogni classe sociale si riunivano per mangiare tutto ciò che potevano, soprattutto la carne di maiale, prima del digiuno quaresimale, che durava (e dura ancora oggi) dai 40 ai 44 giorni.
Il Giovedì Grasso a Venezia e in Toscana
A Venezia, inoltre, il Giovedì Grasso era tradizionalmente indicato come il giorno di una vittoria della Serenissima, e cioè quella compiuta dal doge Vitale Michiel II sul Patriarca Ulrico di Aquileia. Un evento che, per essere celebrato a dovere e ricordato, prevedeva il taglio della testa dei tori, che simboleggiava l’eliminazione di ogni ostacolo. A farlo erano macellai e fabbri. In Toscana, invece, per il Giovedì Grasso si preparava la tradizione del Berlingaccio, termine mezzo tedesco e mezzo latino (bretling e ligere le due parole chiave), che testualmente significherebbe leccare con insistenza ma che a Firenze significa abbuffarsi. Si mangia il berlingozzo, un dolce a forma di ciambella.
Cos’è il Giovedì Grasso? Storia e curiosità sul Giovedì Grasso a Venezia
Giovedì Grasso si chiama così perché originariamente era il giorno che apriva il Carnevale e in cui era possibile abbuffarsi di cibo, prima dell’inizio della Quaresima: un periodo di digiuno e astinenza, in preparazione alla Pasqua.
Durante la Serenissima, la festa del Giovedì Grasso si svolgeva in Piazzetta San Marco, davanti il Palazzo Ducale.
Tutt’attorno equilibristi si calavano dal Campanile, tramite lunghe funi e acrobati si esibivano nelle “Forze d’Ercole”: una sfida, in cui bisognava formare una piramide umana, posta su tavolati alla base.
Tutto questo, era uno spettacolo in onore del Doge, che assisteva alla scena dal balcone del Palazzo Ducale
Come si festeggia il Giovedì Grasso a Venezia?
Come abbiamo visto, il Giovedì Grasso era il primo giorno di festa che tradizionalmente apriva il Carnevale di Venezia, il quale, finisce invece con il Martedì Grasso, l’ultima giornata in cui è possibile festeggiare prima del Mercoledì delle Ceneri.
Proprio oggi, come in passato, il Giovedì Grasso a Venezia le persone si ritrovano assieme per festeggiare il Carnevale.
Sono davvero tanti gli eventi pubblici che si terranno in città.
Le frittelle: il dolce tipico del Carnevale di Venezia per eccellenza
Non puoi immagine quanto sia antica la ricetta delle frittelle veneziane. Le frittelle, o “frittole” in veneziano, sono uno di quei dolci che puoi assaggiare solamente durante il periodo del Carnevale di Venezia. Sono bomboloni fritti, ripieni alla crema, alla cioccolata, allo zabaione o semplicemente con uvetta e pinoli. Come anticipato,la ricetta delle frittelle veneziane trova le sue origini nel passato, precisamente nel 17esimo secolo, quando i “fritoleri” (coloro che, per legge, erano adibiti alla produzione di frittelle durante la Serenissima) erano circa 70, tanto che fu fondata anche una congregazione chiamata appunto “Congregazione dei fritoleri” e la frittella fu nominata Dolce Nazionale del Veneto. Oggi puoi trovare le frittelle praticamente ovunque durante il Carnevale, ogni pasticceria e panificio fa a gara per produrre le più buone, ma sta a te scegliere quale provare per prima!
Le Castagnole: un altro dolce tipico del Carnevale di Venezia
Ma i dolci tipici del Carnevale di Venezia non si fermano certo qui, all’appello mancano le Castagnole, anch’esse rigorosamente fritte. Secondo la tradizione, anche la ricetta delle Castagnole è molto antica (sembra siano nate nel 18° secolo), e queste piccole palline di pasta fritte vengono considerate il simbolo del Carnevale non solamente a Venezia.
IO E TE, UN ROMANZO BREVE CHE RACCONTA LA STORIA DI LORENZO, UN ADOLESCENTE INTROVERSO E SOLITARIO
Il protagonista della storia è Lorenzo, un ragazzo di 14 anni molto introverso che fin da piccolo ha avuto problemi a socializzare con gli altri bambini. Preoccupata per questo suo comportamento anomalo, la madre lo costringe ad andare da uno psicologo, che gli diagnostica un disturbo narcisistico della personalità; a detta dello psicologo, Lorenzo si sente superiore agli altri e non vuole mischiarsi alla massa, tanto che le uniche persone degne del suo affetto sono suo padre, sua madre e la nonna……
Nel 2012 dal libro è stato tratto l’omonimo film diretto da Bernardo Bertolucci.
Un grande viaggio introspettivo che rappresenta la personalissima lettera d’addio di Bernardo Bertolucci dopo la sua scomparsa, avvenuta nel novembre 2018.
Il film può essere visto su Filmin
NICCOLÒ AMMANITI
Niccolò Ammaniti è nato (1966) e vive a Roma. Ha esordito nel 1995 con il romanzo Branchie. È autore di romanzi e racconti tradotti in tutto il mondo: Fango (1996), Ti prendo e ti porto via (1999), Io non ho paura (2001, Premio Viareggio), Come Dio comanda (2006, Premio Strega), Che la festa cominci (2009), Io e te (2010), Il momento è delicato (2012), Anna (2015) e La vita intima (2023)
Dai suoi libri sono stati tratti cinque film: L’ultimo capodanno (di Marco Risi, 1998); Branchie (di Francesco Ranieri Martinotti, 1999); Io non ho paura e Come Dio comanda (entrambi diretti da Gabriele Salvatores, 2003 e 2008); Io e te (di Bernardo Bertolucci, 2012). È autore e regista del docu-film The Good Life (2014). Nel 2018 va in onda Il miracolo, una serie tv originale SKY di cui è showrunner, co-sceneggiatore e co-regista; nel 2021 Anna, la serie tv prodotta da SKY e da lui scritta e diretta, tratta dall’omonimo romanzo.