L’ISOLA DI ARTURO, PER INIZIARE L’ANNO

LA GRANDE SCRITTRICE ELSA MORANTE, NUOVA SFIDA PER IL GdLi

Il romanzo è un’esplorazione attenta della prima realtà verso le sorgenti non inquinate della vita. L’isola nativa rappresenta una felice reclusione originaria e, insieme, la tentazione delle terre ignote. L’isola, dunque, è il punto di una scelta e a tale scelta finale, attraverso le varie prove necessarie, si prepara qui, nella sua isola, l’eroe ragazzo-Arturo. È una scelta rischiosa perché non si dà uscita dall’isola senza la traversata del mare materno; come dire il passaggio dalla preistoria infantile verso la storia e la coscienza.

Arturo, il guerresco ragazzo dal nome di una stella, vive in un’isola tra spiagge e scogliere, pago di sogni fantastici. Non si cura di vestiti né di cibi. È stato allevato con latte di capra. La vita per lui è promessa solo di imprese e di libertà assoluta. E ora ricorda. Queste sono le sue memorie, dall’idillio solitario alla scoperta della vita: l’amore, l’amicizia, il dolore, la disperazione. Secondo romanzo della Morante dopo Menzogna e sortilegio (1948), L’isola di Arturo confermò tutte le qualità della scrittrice romana: l’impasto di elementi realistici e fiabeschi, la forte suggestione del linguaggio. Arturo, come Elisa in Menzogna e sortilegio, «si porta addosso la croce di far parte non di un oggi ma di un sempre».

PREMIO STREGA

l romanzo “L’isola di Arturo“, grazie al quale la Morante nel 1957 fu la prima donna a vincere il Premio Strega, si sviluppa infatti interamente all’interno dei 4 km² di estensione del territorio di PROCIDA.

ELSA MORANTE

Nasce a Roma nel 1912 e comincia a scrivere da giovanissima, collaborando con diverse rivista. Il suo primo ad essere pubblicato nel 1948 è Menzogna e sortilegio. Nel 1941 sposa Alberto Moravia ed entra in contatto con i grandi nomi della letteratura italiana del Novecento.

All’inizio degli anni ’60, la separazione da Alberto Moravia segna anche l’inizio di un travagliato periodo personale. Entra in contatto con l’ambiente delle avanguardie letterarie e con quelli della contestazione di sinistra.

Un nuovo interesse per la politica la porta alla scrittura de La storia, romanzo che riceve però diverse critiche. La sua ultima opera è Aracoeli, pubblicata nel 1982, tre anni prima della morte nel 1985.

I romanzi più famosi che ha scritto Elsa Morante sono: L’isola di Arturo, La storia, Menzogna e sortilegio e Aracoeli. La Morante ha scritto anche racconti (Il gioco segreto) e raccolte di poesie (Il mondo salvato dai ragazzini).

Elsa Morante ‘e morta d’infarto il 25 novembre del 1985.

APPUNTAMENTO GdLi

Giovedì 18 gennaio 2024

18:30

Punto d’incontro: Cafeteria Hotel Saratoga, Paseo Mallorca, 6

FIRA DE L’ALBERCOC/LA SAGRA DELL’ALBICOCCA

SABATO 10 GIUGNO, LA GRANDE SAGRA DELL’ALBICOCCA DI PORRERES

PROGRAMMA: ALLE 16:30 FINO 22:30

LE ALBICOCCHE: FRAGRANZE ORIENTALI

Ad un tratto tutti volevano l’albicocca. Il dolce frutto, che gli abitanti dell’Europa centrale associavano subito all’assolato sud, conobbe d’improvviso un vero e proprio boom. I maiorchini stessi mangiavano i frutti freschi o essiccati, e li sport avano in Europa anche sotto forma di marmellata oppure di concentrato. Soprattutto gli inglesi, o francesi e gli scandinavi sembravano quasi impazziti per questo frutto solare.

Eppure le albicocche hanno una lunga storia. In Cina erano conosciute già nel III millennio a. C. In tempi antichi, il profumato frutto dell’albero delle rosacee giunse in Europa, e con gli arabi prosegui la sua marcia trionfale fino a Maiorca. Fu proprio da questi che l’albicocca ricevette il nome che ha oggi; infatti gli arabi la chiamavano al barkuk, da cui deriva il termine maiorchino di albercoc; in Spagna, poi, questo frutto ha preso il nome di albaricoque.

Fino al XIX secolo le albicocche non erano esattamente un articolo di massa, questi frutti venivano coltivati su terreno arido e quasi esclusivamente per il consumo personale, non ultimo in considerazione del breve periodo di raccolta e della rapida deperibilità. Dopo che la coltivazione prese piede alla fine del XIX secolo, la produzione di albicocca a Maiorca andò magnificamente. Fino agli anni Settanta del Novecento, le albicocche erano molto apprezzate; però anche ad altri stati venne l’idea di sfruttare questo commercio: ben presto, i frutti aranciati di Maiorca non poterono più reggere alla concorrenza di Marocco, Tunisia e Turchia, che avevano prezzi più bassi. Anche se con un certo dispiacere, negli anni Novanta i maiorchini dovettero distruggere la produzione annua di cinquantamila tonnellate di albicocche, poiché la raccolta, l’imballaggio e il trasporto incidevano troppo sui costi. Per fortuna i maiorchini non videro in questo un motivo per rinunciare a questo frutto tanto versatile, tanto più che esso è un ingrediente di primo piano della cucina maiorchina; nel desert, sotto forma di composta, come coronamento delle tradizionali ensaïmades e come complemento di sostanziosi piatti di carne. O semplicemente solo come “grande orecchie”; con la denominazione di orejón, si vendono a Maiorca delle albicocche secche molto grandi, che vengono dimezzate per il lungo e vengono cosi ad assomigliare a gigantesche orecchie.

A giugno le albicocche vengono colte dall’albero e trasferite in grandi cesti. Eppure Porreres non è esattamente l’ombelico del mondo, però tutto il paesino è una festa. È sa fira di Porreres

Maiorca: Vita e cultura di un’isola

CATERINA VA IN CITTÀ

L’AVVENTURA NELLA CAPITALE DELLA FAMIGLIA IACOVONI,

NUOVA LETTURA DEL GdLI PER GENNAIO

L’avventura nella Capitale della famiglia Iacovoni: Giancarlo è un insegnante di ragioneria animato da propositi di riscossa, che tra le pareti domestiche soffoca di complessi la moglie provinciale Agata e spinge la figlia Caterina a farsi avanti tra le amiche della classe che hanno alle spalle una famiglia rilevante. La ragazzina, col suo spaesamento e il suo candore, diviene oggetto di contesa e di rivalità tra Margherita e Daniela, la prima figlia di una scrittrice e di un noto intellettuale, la seconda rampolla di un importante esponente dell’attuale governo. Nel corso dell’anno scolastico si compie il percorso di scoperta, da parte di Caterina, di una certa umanità metropolitana e quello di disillusione di Giancarlo.

FRANCESCO BRUNI, REGISTA E SCENEGGIATORE

Regista e sceneggiatore. Inizia la propria carriera nel 1996, con il film Condominio (1991) di Felice Farina. Conosciuto soprattutto per il sodalizio con Paolo Virzì per cui, insieme a Furio Scarpelli e Francesco Piccolo, firma numerose sceneggiature: La bella vita (1994), Ferie d’agosto (1996), Ovosodo (1997), Baci e abbracci (1999), My Name is Tanino (2001), Caterina va in città (2003), N Io e Napoleone (2006), Tutta la vita davanti (2008) e La prima cosa bella (2010). Da non dimenticare, le collaborazioni con Mimmo Calopresti per le sceneggiature di: La seconda volta (1995, con Nanni Moretti), La parola amore esiste (1998 con Gérard Depardieu), Preferisco il rumore del mare (2000) e La felicità non costa niente (2003). Molto importanti, le sceneggiature curate per: Le parole di mio padre (2001) di Francesca Comencini e Nati stanchi (2002), Il 7 e l’8 (2007) e La matassa( 2009) di Ficarra e Picone. Noto anche nel mondo della televisione, cura l’adattamento dei romanzi di Andrea Camilleri per la serie tv Il Commissario Montalbano (1998, 2008) e quelli di Carlo Lucarelli per Il Commissario De Luca (2008). Dal 2000 al 2010 è inoltre docente di sceneggiatura al Centro Sperimentale di Cinematografia. Nella sua carriera vanta anche una piccola performance attoriale nel film, La guerra degli Antò (1999) di Riccardo Milani. Nel 2011 esordisce alla regia con il film Scialla! (stai sereno), dove al festival di Venezia vince il premio Controcampo per i lungometraggi narrativi. Pluripremiato anche nel 2012 con il David di Donatello e il Nastro d’argento come miglior regista esordiente. Nello stesso anno è presidente della giuria nella sezione Prospettive Italia della settima edizione del Festival Internazionale del Film di Roma.

IL TERZO GIOVEDÌ DI GENNAIO COINCIDE CON LA VIGILIA DI SAN SEBASTIANO, PATRONO DELLA CITTÀ DI PALMA. PER QUESTO MOTIVO CI VEDREMO IL GIOVEDÌ 26 DI GENNAIO ALLE ORE 18:30 NELLO STESSO POSTO.

SI PREGA PUNTUALITÀ

PD:

Del Libro di lettura è stata realizzata una versione cinematografica diretto da Paolo Virzì.

Caterina va in città è un film del 2003 diretto da Paolo Virzi. Quando il padre Giancarlo (Sergio Castellitto) decide di passare da un piccolo comune viterbese al caos metropolitano della capitale, la figlia Caterina (Alice Teghil) non può fare altro che seguirlo. Ed è così che un insegnante di ragioneria insoddisfatto, una casalinga e una ragazza di tredici anni si inseriscono nella vivace frenesia di Roma, proprio alla vigilia di un nuovo anno scolastico.
Mentre Giancarlo si perde nei suoi miserabili tentativi di pubblicare romanzi erotici, Caterina esplora la stessa scuola media frequentata dal padre trent’anni prima. La classe, però, è spaccata in due da opposte convinzioni politiche: Margherita (Carolina Iaquaniello), figlia di intellettuali, è la leader di chi simpatizza per la sinistra, mentre Daniela (Federica Sbrenna), figlia di un parlamentare, è il punto di riferimento per chi appoggia la destra. Caterina, che fino a quel momento non si era mai preoccupata di seguire un’ideologia, si ritrova a frequentare entrambe le ragazze, esplorando di volta in volta nuove prospettive e modi di vivere. Sotto lo sguardo di Giancarlo e della madre Agata (Margherita Buy), passando dalle sbornie al lusso, l’ingenua Caterina imparerà a sue spese cosa vuol dire diventar grandi…

A presto!!!

IL GRUPPO DI LETTURA ITALIANA DEBUTTA CON «SOSTIENE PEREIRA» DI ANTONIO TABUCCHI

Il Gruppo di lettura italiana (GdLi) è già una realtà ed i posti liberi per partecipare sono pochissimi.

Il primo libro scelto da leggere nel mese di ottobre (incontro di novembre) è «SOSTIENE PEREIRA» dell’autore Antonio Tabucchi.

Antonio Tabucchi

(Pisa, 1943 – Lisbona, 2012)

Narratore, autore di teatro, saggista, docente di letteratura portoghese, traduttore. Ha ottenuto numerosi premi e riconoscimenti in Italia e all’estero, dove i suoi libri sono stati tradotti in più di quaranta lingue. Oltre che uno degli scrittori italiani più significativi del secondo Novecento è stato il curatore italiano dell’opera di Pessoa, che ha contribuito a far conoscere in Italia dedicandogli gran parte della sua attività di studioso. Ha collaborato, negli anni, con i più importanti quotidiani italiani e stranieri («Corriere della Sera», «la Repubblica», «L’Unità'», «Il manifesto», «Il Fatto Quotidiano», «Le Monde», «El País», «Diário de Notícias», «La Jornada», «Allgemeine Zeitung»), riviste letterarie («La Nouvelle Revue Française», «Lettre Internationale»…) e di attualità («MicroMega»).

1994

Esce il romanzo Sostiene Pereira (Feltrinelli), che vince, la sera del 17 settembre, il premio «SuperCampiello» dopo aver vinto il premio «Scanno» – Provincia dell’Aquila, il «premio dei Lettori» – Lucca, il premio «Viareggio-Rèpaci» e il Prix Éuropéen Jean Monnet. Il regista Roberto Faenza ne trae il film omonimo (1995) in cui affida a Marcello Mastroianni la parte di Pereira.

Il libro narra la vicenda di un giornalista, appunto Pereira, vissuto durante la lunga oppressione dittatoriale di Salazar in Portogallo, dittatura che nel romanzo è fortemente criticata.

Il narratore, a cui il protagonista racconta personalmente la sua storia, è esterno e occulto, ovvero non partecipa alla vicenda e non fa avvertire il suo punto di vista attraverso l’inserimento di commenti personali. La focalizzazione è, invece, interna, in quanto è riportato il punto di vista del personaggio principale.

Il protagonista del romanzo è un giornalista cattolico sulla cinquantina (con una discreta carriera alle spalle passata ad occuparsi della cronaca nera di un giornale portoghese), che da qualche tempo segue invece la pagina culturale di un nuovo giornale libero, apolitico (solo teoricamente, poiché il suo direttore è un convinto nazionalista). Pereira, di cui non viene mai fatto il nome, rimasto da poco vedovo di un’amata moglie, malata di tubercolosi, è una persona abitudinaria (e quest’aspetto del suo carattere è sottolineato dallo stile dell’autore che utilizza sempre le stesse espressioni quando si trova a narrare azioni che il protagonista fa abitualmente) ma soprattutto molto sola: in sostanza non ha amici, vorrebbe averne, ma non riesce a fidarsi delle persone che conosce. Per questo gli unici con cui si confida inizialmente sono padre Antonio e la foto di sua moglie….”

FILM

Nel caso possa interessare, il romanzo “Sostiene Pereira” e stato portato al cinema sotto la regia di Roberto Faenza e la musica del maestro Ennio Morricone. Il protagonista del film è Marcello Mastroianni.

IMPORTANTE

Considerazione importante: è difficile trovare un distributore internazionale che spedisca i libri dall’Italia in breve tempo. Ci vuole circa un mese per ottenerlo fisicamente

Suggerimenti per ottenerli

lo. Ognuno di noi può provare ad acquisirlo da solo.

2º. Effettuare l’ordine in una libreria locale (il GdLi ne ha già contattati diversi) con sufficiente tempo affinché arrivino in tempo per essere letti.

Llibreria Embat (Glòria)

Passatge Particular Joan XXIII

07002 Palma

Per questo primo ordine, gli interessati che scelgono la seconda opzione hanno tempo fino a venerdì 10 di settembre per effettuare gli ordini.

gruppoculturaleitalinomaiorca@gmail.com

ATTENZIONE

«MAJORCA, L’ISOLA DEGLI SCRITTORI»

Per il primo incontro saranno stati letti i primi capitoli del libro «Majorca, l’isola degli scrittori», di Franco Mimmi. Le fotocopie di questi capitoli saranno inviate via e-mail ai partecipanti che si sono registrati al GdLi.

Libro assolutamente consigliato con l’isola di Maiorca e il Mediterraneo come sfondi.

Il Mediterraneo con la sua millenaria avventura e le sue infinite sventure, le sue brezze e i suoi vizi, le sue lingue e i suoi malintesi, i suoi amori e le sue guerre, il suo incredibile patrimonio culturale, la nostra antica infanzia, il nostro futuro imperscrutabile… Circondata da questo mare che è il nostro destino, con la penisola iberica a un lato, quella italica all’altro, la costa africana al sud, c’è Majorca, un’isola piccola ma non molto piccola, un’isola grande ma non molto grande, acqua e sabbia, roccia e alberi, colline fertili e monti scoscesi, un universo in miniatura, una perla.”

«Una stanza senza libri è come un corpo senz’anima» (Marco Tulio Ciceron)

«Quando penso a tutti i libri che mi restano ancora da leggere, ho la certezza di essere ancora felice» (Jules Redard)

A presto !!!

SARDEGNA I MAIORCA: CUCINA TRA DUE ISOLE DEL MEDITERRANEO

La Sardegna fa parte dell’Italia una regione fantastica dalle città dai monti al spiagge con una cultura particolare e le sue tradizioni ancora oggi molto sane o conosciuto tantissimi sardi molto seri con sani principi e onesti

Lo Statuto è la Carta fondamentale della Sardegna.
Sin dal 1948, l´articolo 116 della Costituzione ha previsto speciali condizioni di autonomia per la nostra isola e per altre quattro regioni.

Lo Statuto speciale, approvato con legge costituzionale nel 26 febbraio 1948, ha disciplinato il potere di legiferare in maniera esclusiva su alcune materie elencate dallo Statuto (ad esempio: ordinamento degli enti locali, edilizia urbanistica, agricoltura e foreste). In altre materie(come sanità, assistenza pubblica), la Regione può legiferare nell’ambito dei principi stabiliti con legge dello Stato.

La popolazione censita in Sardegna al 31 dicembre 2019 ammonta a 1.611.621 unità.

La sua estensione non è da sottovalutare: la Sardegna è grande - sette volte più grande di Maiorca - e così diversificata nei paesaggi che il viaggiatore curioso cerca di non perdersi nulla.

Situata al centro del Mediterraneo, con un territorio prevalentemente montuoso ma privo di alte vette, la Sardegna regala al visitatore un ambiente naturale unico, nello stesso tempo aspro e dolcissimo. L’uomo, infatti, è in certe zone quasi una rara presenza; vaste superfici sono rimaste magicamente intatte, abitate da cervi, cavalli selvatici e grandi rapaci e sono ricche di piccole zone desertiche, stagni e boschi rigogliosi con alberi anche millenari.

Il mare regna incontrastato con i suoi colori e si insinua nelle calette tortuose, lungo le coste e le spiagge, nelle località più frequentate. La costa Smeralda con la sua perla, Porto Cervo, ne è un esempio. Il suo Porto Vecchio è considerato il più attrezzato porto turistico del Mediterraneo.

Chi al mare preferisce la montagna potrà andare alla scoperta della regione del Gennargentu, il più vasto complesso montano della Sardegna, con i suoi pittorici scenari dove la natura occupa un posto di primo piano. Molto ricca la flora e la fauna con i suoi mufloni, aquile reali, cervi sardi e varie specie ormai sull’orlo dell’estinzione.

Tra le sue meraviglie, la Sardegna offre al visitatore i complessi nuragici sparsi su tutto il territorio, monumenti unici al mondo che testimoniano una cultura antica e ancora in parte misteriosa che va dal XV al VI secolo a C.
I Nuraghi– costruiti con grandi blocchi di pietra – si sviluppavano intorno ad una torre centrale a forma di tronco di cono che trasmette una sensazione di solidità e potenza. Si tratta di siti archeologici dove si possono ancora cogliere i segni di antiche ritualità e di vita domestica dal fascino arcaico. Tra i tanti, il complesso di Barumini in provincia di Medio Campidano è nella lista del patrimonio mondiale UNESCO.

LA CUCINA SARDA SEMPLICE E RICCA DI INGREDIENTI NATURALI

La cucina sarda soddisfa i palati più esigenti con il suo gusto semplice e ricco di ingredienti naturali. L’ingrediente principale è il grano, lavorato nel suo prodotto più conosciuto, il pane carasau, ma anche come base per i famosi malloreddus, culurgiones e la fregola.

Non si può andar via dall’isola senza aver assaggiato il gustoso porceddu, maialetto da latte cotto alla brace e servito su vassoi di sughero cosparsi di rami di mirto. Chi ama i sapori del mare non potrà fare a meno di provare l’aragosta algherese, la bottarga di Cabras e il tonno di Carloforte. Altra prelibatezza per i piatti a base di pesce sono la zuppa di arselle e gli spaghetti ai ricci di mare.

Anche salumi e formaggi sono prodotti locali della cucina locale più saporita, tra i quali il più famoso è sicuramente il pecorino sardo.

E per accompagnare le saporite pietanze sarde, il territorio propone vini di ottima qualità come il Vermentino di Gallura o Cannonau. Ottimo anche il liquore di mirto. Ottimi prodotti agricoli e piatti sardi sono alla base della ‘dieta dei centenari’. Gli alimenti a chilometro zero, ricchi dal punto di vista nutrizionale, spesso prodotti dagli stessi consumatori, associati ad un ritmo di vita che includa un tranquillo riposo e una sana attività fisica, sono il segreto dell’elisir di lunga vita. Sull’isola si assaporano ancora oggi specialità che spesso vengono tramandate di generazione in generazione e continuano ad essere preparate come secoli fa.

FREGOLA CON ORTAGGI ARROSTITI E CAPPERI FRITTI (*)

400 g di fregola (*)

3 melanzane

6 grappolini di pomodorini ciliegini

100 g di capperi sotto sale

1{2 limone

1 ciuffo di basilico

1 spicchio di aglio

olio d’oliva extravergine

sale

Sciacquate i capperi e lasciateli a bagno in acqua fredda cambiandola di tanto in tanto. Schiacciate in una ciotolina l’aglio sbucciato, mescolatelo con 6-7 cucchiai di olio e una presa di sale e lasciate insaporire per 10’.

Nel frattempo, lavate le melanzane e tagliatele a metà nel senso della lunghezza. Incidete la polpa con tanti tagli profondi creando un reticolo e sistematele su una placca foderata con carta di forno. Disponete intorno i grappolini di ciliegini. Filtrate l’olio all’aglio, mescolatelo con il succo e la scorza grattugiata del limone e condite gli ortaggi. Informate le teglia a 200º per 20’ circa, o finché la melanzane saranno ben colorite.

Lessate la fregola in abbondante acqua bollente salata. Intanto, scolate i capperi, tamponateli con carta da cucina e friggeteli in olio caldo per 10-20 secondi; scolateli su carta per fritti. Scolate la fregola, conditela con un fili di olio e servitela con sopra gli ortaggi arrostiti, i capperi e qualche fogliolina di basilico.

MAIORCA: CUCINA MULTICULTURALE

Maiorca. Una superficie di appena 3640 chilometri quadrati, sette volte più piccola della Sicilia, ma cinque volte più grande di Minorca. Da un capo all’altro, de Sant Elm a Cap Formentor, misura 100 chilometri circa, ed è larga da 60 sino a 90 chilometri. Maiorca, dalla forma trapezoidale, giace nel Mediterraneo alla stessa distanza da Barcellona, Valencia e Algeri, circa duecento chilometri, il punto di incontro fra Europa e Africa.

La cucina di Maiorca è una cucina multiculturale. È debitrice alle popolazioni che si sono susseguite sul suo suolo. I maiorchini accolsero volentieri questi suggerimenti. Molte ricette risentono di influenze arabe e perciò è d’uso comune mescolare albicocche, mandorle, pinoli e uva passa con cannella, capperi e anice per la gioia dei palati.

A Maiorca si consuma per lo più carne di maiale. Il porc negre deriva da un incrocio della razza celtica Sus scorfa ferns con quella iberica Sus scorfa mediterraneus. Sa matança è uno degli eventi più importanti e nessuna sua parte veniva scartata. I maiorchini inventarono la sobrassada, una salsiccia piccante che poteva essere conservata in cantina.

Accanto al maiale, molto amata è la saporita carne d’agnello. Essa viene cotta nel forno a legna e condita con rosmarino, timo e aglio. Anche il coniglio e il pollo ruspante sono protagonisti di molti piatti gustosi, tra essi ricordiamo il coniglio con cipolle, conill amb ceba.

Il frit , les sopes, el tumbet i el pa moreno, per godere un buon pa amb oli i tomàtiga, si trovano anche nella cucina dell’isola.

L’offerta di dolci è quasi inesauribile. Al termine di un ricco pasto, è d’obbligo provare l’ensaïmada, la famosa ciambella di Maiorca, oppure la torta di mandorle servita con gelato alla mandorla.

TUMBET

Ingredienti:

1 kg di pomodori maturi (per il sugo)

8 spicchi di aglio

4 belle melanzane mature

2 zucchine verdi sode

4 peperoncini verdi

2 peperoncini rossi

10 patate tagliate a fette sottili

olio extravergine di oliva

2 o 3 foglie di alloro

sale e pepe

Tagliare a fette le melanzane e le zucchine, cospargerle di sale e lasciale spurgare per 30’. Lavare i peperoncini, tagliarli a metà, togliere il cuore e i filamenti interni e tagliarli a pezzetti. Sbucciare le patate, tagliarli a fette e asciugarle con un canovaccio.

Per preparare il sugo di pomodoro tagliare innanzitutto ii pomodori a pezzetti. Far soffriggere in una casseruola di ghisa unta con l’olio di oliva quatto spicchi d’aglio sminuzzati, le foglie di alloro e aggiungere i pomodori. Lasciare cuocere a fuoco lento.

Scaldare l’olio di oliva in un seconda casseruola, lasciar friggere le patate, farle sgocciolare e metterle in una greixonera (la tipica pentola maiorchina). Friggere le melanzane e le zucchine nell’olio rimasto e farle sgocciolare per poi disporle a strati sopra le patate.

Far friggere ora peperoncini tagliati a pezzetti con le restanti teste d’aglio schiacciate, far sgocciolare e disporre sopra alle patate, le melanzane e le zucchine. È importante che sopra e all’interno delle verdure resti meno olio possibile. Per andare sul sicuro, una volta fare sgocciolare, è possibile asciugare l’olio rimanente della verdura con la carta da cucina.

Cospargere le preparazione con sale e pepe, far passare il pomodoro in u n setaccio e distribuirlo sopra le verdure.

Questo piatto si può servire, caldo, freddo o anche riscaldato il giorno successivo.

Buon appetito!!

Il Cuoco

(*) La fregola sarda, detta anche fregala, è una pasta tipica della Sardegna, in particolare della provincia del Medio Campidano. Simile al cous cous, tanto da essere chiamata anche “cous cous italiano”, è costituita da piccole palline di grano, lavorate a mano e tostate. Sono tante le curiosità che la riguardano ma la più interessante è che questa pasta è prodotta in Sardegna da più di 1000 anni.

Anche se le origini non sono propriamente note, si pensa che questo piatto si sia diffuso in Sardegna portato dal popolo fenicio e da quello cartaginese. Senz’altro il nome è, invece, di origine latina e significa appunto “briciola”.

La fregola può essere preparata in tantissime versioni, unita anche a tanti ingredienti diversi. Viene preparata con pesce, vongole, cozze o condita semplice con del buon olio d’oliva. Ogni ricetta è una vera e propria scoperta, ricca di tradizione e gusto.

Prepararne qualcuna è davvero semplice e anche la cottura è molto semplice da seguire. Vediamo insieme trucchi, consigli e idee per realizzare gustose ricette. Scoprite i tempi di cottura della fregola sarda, come condire la fregola e tante sfiziose ricette (ad esempio la fregola con fagioli).

ATTILIO BRILLI TRADOTTO IN SPAGNOLO

QUANDO VIAGGIARE ERA UN’ARTE/Il romanzo del Grand Tour

CUANDO VIAJAR ERA UN ARTE/La novela del Grand Tour

Quando viaggiare era un’arte. Il romanzo del Grand tour

Nel Grand Tour, intrapreso per oltre due secoli da intellettuali e rampolli dell’aristocrazia europea, l’esperienza del viaggio diventa strumento di formazione. Si partiva per confrontarsi con l’ignoto, per «strofinare il proprio cervello contro quello degli altri», come diceva Montaigne, per conoscere le vestigia delle civiltà antiche. È della dimensione storica e letteraria del viaggio che trattano queste pagine, compresi gli aspetti materiali, tanto romanzeschi quanto misconosciuti, interrogandosi anche sul ruolo e il destino del viaggiatore nel mondo contemporaneo, quasi a verificarvi la perdila di un’affascinante occasione d’avventura intellettuale e di una nobilissima arte.

Il Grand Tour era un lungo viaggio nell’Europa continentale intrapreso dai ricchi dell’aristocrazia europea a partire dal XVII secolo e destinato a perfezionare il loro sapere con partenza e arrivo in una medesima città. Aveva una durata non definita e di solito aveva come destinazione l’Italia.

Il termine turismo e più in generale il fenomeno dei viaggi turistici odierni come cultura di massa ebbero origine proprio dal Grand Tour.

Durante il Grand Tour, i giovani imparavano a conoscere la politica, la cultura, l’arte e le antichità dei paesi europei. Passavano il loro tempo facendo giri turistici, studiando e facendo acquisti.

L’Italia con la sua eredità della Roma antica, con i suoi monumenti, divenne uno dei posti più popolari da visitare. Oltre alla conoscenza del mondo antico, gli inglesi vennero così a contatto con le opere di Palladio a Venezia e nel Veneto e con il Neoclassicismo a Napoli. Durante il viaggio i giovani potevano acquistare, secondo le loro possibilità e i mezzi, numerose opere d’arte e cimeli, e visitare le rovine di Roma, ma anche di Pompei ed Ercolano che erano state riscoperte recentemente (a partire dal 1748). Tra le tappe più importanti del tour vi era sicuramente la visita al Lago di Como e in particolare a Lierna e a Fiumelatte, a Napoli ai Campi Flegrei che offrivano la possibilità di visitare sia siti archeologici che fenomeni naturali, quali l’attività vulcanica. Ne dà esempio Goethe nel suo Viaggio in Italia.

ATTILIO BRILLI, CRITICO LETTERARIO, DOCENTE E TRADUTTORE ITALIANO, MA SOPRATTUTTO STORICO DELLA LETTERATURA DI VIAGGIO

Attilio Brilli (Sansepolcro, 29 di marzo 1936) è un critico letterario, docente e traduttore italiano, storico della letteratura di viaggio.

Professore ordinario di Letteratura angloamericana all’Università di Siena e di Arezzo, si è occupato di letteratura anglofona (in particolare Swift e la satira inglese, Stevenson, James, Ruskin e altri scrittori inglesi, scozzesi, irlandesi e statunitensi), ma soprattutto di memorie di viaggio e del mito del Grand Tour, diventando uno dei più esperti e prolifici ricercatori nel campo della letteratura di viaggio. È stato presidente della Fondazione Museo civico di Sansepolcro. Ha collaborato a riviste come «Studi urbinati di storia, filosofia e letteratura» e alle pagine culturali di giornali, come «Il Sole 24 Ore».

Ritenuto uno tra i massimi storici della letteratura di viaggio, è autore di numerosi testi storici e interpretativi sull’argomento, tra i quali vanno citati lo studio sulla pratica del Grand Tour Quando viaggiare era un’arte (1995), gli itinerari evocativi tracciati nell’Italia centrale e descritti ne Il viaggiatore immaginario (1997), l’opera enciclopedica sulla pratica del viaggio in Italia dal Medioevo a oggi Il viaggio in Italia. Storia di una grande tradizione culturale (2006), le indagini sul viaggio come scoperta di un mondo altro de Il viaggio in Oriente (2009) e quelle sul viaggio come esplorazione e conquista illustrati in Dove finiscono le mappe (2012) e in Mercanti avventurieri. Storie di viaggi e di commerci (2013), in cui sono descritte le epiche imprese dei mercanti del Medioevo che aprirono nuove vie ai commerci fra Oriente e Occidente. Tra i suoi lavori più recenti occorre citare Gerusalemme, La Mecca, Roma. Storie di pellegrinaggi e di pellegrini e Il grande racconto del viaggio in Italia. Itinerari di ieri per viaggiatori, entrambi editi nel 2014, la curatela del volume collettaneo La Mecca rivelata. Avventure di esploratori europei nelle città sacre dell’Islam (2015), Il grande racconto dei viaggi d’esplorazione, di conquista e d’avventura (2015),Il grande racconto delle città italiane (2016) e Gli ultimi viaggiatori nell’Italia del Novecento (2018); nel 2020, Le viaggiatrici del Grand Tour. Storie, amori, avventure e Il grande racconto del favoloso Oriente.

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Traduzione di José Ramón Monreal

¿Qué es el arte de viajar en nuestros días, cuando los desplazamientos se han vuelto obligatorios e incesantes? En otras épocas, aquellos que tenían ocasión de peregrinar a sus anchas supieron practicarlo como uno de los más refinados. El Grand Tour, emprendido entre los siglos xvii y xix por los miembros de las clases altas en compañía de auténticos eruditos que les hacían de guías, es la mejor ilustración de ello. Este viaje a través de Europa, y más específicamente hacia Italia, constituía una experiencia didáctica cuyo objetivo era la formación del joven noble. Se partía para enfrentarse con lo foráneo y para conocer los vestigios de las civilizaciones antiguas, y era, sobre todo, una respuesta a la vieja exigencia formulada por Montaigne: «Se debe viajar para conocer el espíritu de los países que se recorren y sus costumbres, y para frotar y limar nuestro cerebro con el de los demás». Reconstruir la historia artística y literaria del Grand Tour significa también examinar sus aspectos materiales: los medios de transporte, las formas y normas de la hospitalidad, el trasfondo social de los viajeros y la percepción que sus contemporáneos tenían de estos aristócratas fuera de sus países. Attilio Brilli nos abre las puertas de esa dimensión histórica y literaria del viaje, mostrando el desarrollo del Grand Tour como una prolongación del humanismo. Al final de sus páginas entenderemos no sólo en qué consistió, en otro tiempo, el arte de viajar, sino también que su desaparición supuso el fin de una de las formas más bellas de la aventura intelectual.

NUOVE TECNOLOGIE, PENSANDO AD ALTA VOCE (*⁾

TEMPO DI CONFINAMENTO, TEMPO DI RIFLESSIONE

A. Viviamo in una cultura che ci invita continuamente a raggiungere e accumulare, ma mai a rinunciare. Forse la chiave non è esattamente cosa ottenere, ma è possibile che la soluzione a questa non conformità eterna risieda nel saper adeguarsi. Nel trovare un equilibrio tra entusiasmo per ciò che sogniamo e conformità per apprezzare ciò che abbiamo. Se noi esseri umani abbiamo qualcosa in comune è quel desiderio di stare bene. E quando stiamo bene, vogliamo stare meglio. Non è possibile avere tutto. Ora ogni persona deve definire quali sono le sue priorità, quindi sapere come adeguarsi è essenziale. Negli ultimi decenni, la tecnologia ci ha portato incredibili invenzioni, e abbiamo avanzato più in questa generazione che in tutte quelle precedenti insieme; la velocità con cui cresce è agghiacciante. Il XXI secolo sta affrontando un panorama molto diviso e la sua più grande sfida sarà quella di affrontare il danno collaterale delle nuove tecnologie. Per esempio, è molto preoccupante l’effetto negativo sull’ambiente. Un altro grosso problema è la sicurezza in termini di protezione dei dati: siamo in grado di rinunciare a determinate cose per migliorare il nostro pianeta, la nostra salute e la nostra società?

Ebbene, secondo me dobbiamo essere pratici e non necessariamente rinunciare all’uso di tutte queste nuove tecnologie che semplificano la vita domestica poiché facilitano il lavoro a casa.

B. Molti di noi concordano sul fatto che l’avanzamento delle nuove tecnologie dia un po ‘di vertigine, nonostante il miglioramento che ciò rappresenta per la nostra società, sia a livello professionale che a livello di utente. Questo sentimento di disagio che genera un’evoluzione così vertiginosa, nel senso che perdiamo un po’ di controllo su noi stessi per darlo alle macchine, ci porta necessariamente a pensare se non stiamo dando il nostro consenso molto leggermente a così tante saggezze applicate, e se non ci pentiremo un giorno di aver ceduto così tanto perché oggi le macchine non solo sostituiscono gli uomini nelle loro funzioni professionali, ma lo fanno anche a livello personale.

Con la sana intenzione di contemplare i pro e i contro di questi progressi incommensurabili, è mio fervente desiderio che un giorno saremo così saggi e maturi con la scienza che potremo dirigerla e trarne beneficio senza grossi problemi.

Ma, se vogliamo convertire la nostra vita privata in modelli insensati di individualismo e isolamento (sta quasi accadendo) con intrusioni perniciose nella nostra intimità, dobbiamo essere consapevoli che abusando dei benefici di queste tecnologie compromettiamo la nostra dignità e libertà, allo stesso tempo che diventiamo schiavi delle nostre macchine. Dobbiamo essere giudiziosi e non relegare tutto ciò nell’oblio, perché ci sono momenti in cui la realtà supera la finzione.

C. La televisione continua ad essere il mezzo di comunicazione scelto dalla maggior parte della popolazione da condividere con amici o familiari. È un fatto irrefutabile!

La televisione ha tre funzioni: informazione, formazione e svago, ma tutti i canali optano per la terza perché i due terzi dei programmi sono dedicati al puro divertimento: spettacoli, serie, film, concorsi, musical e sport…

Si dice che la TV sia una finestra aperta sul mondo per contemplare la realtà comodamente da casa nostra, ma è conveniente ricordare che la televisione può avere un’influenza positiva o negativa, a seconda di come sia utilizzata ed è bene conoscerne i pro e i contro come in ogni cosa. Va bene guardare la TV di tanto in tanto, ma le ore in eccesso faranno solo male alla mente e alla nostra vita, come in tutte le cose bisogna distinguere tra uso, abuso e uso improprio.

(*)L’autore del testo vuole rimanere anonimo

UNA RICETTA CON STORIA

VELLUTATA DEI GONZAGA

LA CUCINA MANTOVANA RAPPRESENTÒ UN PUNTO DI RIFERIMENTO IN EUROPA

Mantova è una città dove la cucina è (anche) cultura, con radici importanti che tanti ignorano, espressi perfettamente dalla filosofia ‘Di popolo e di corte’ che animò il periodo d’oro dei Gonzaga. Tra il XV e il XVII secolo, la cucina mantovana rappresentò un punto di riferimento in Europa: i cuochi del Ducato furono i primi a saper coniugare piatti decisamente popolari con quelli elaborati, creando una scuola di pensiero gastronomico, codificata da Bartolomeo Sacchi. Il suo trattato ‘De honesta voluptate et valetudine’, pubblicato a Venezia nel 1474, si diffuse in tutte le corti e al di là delle grandi ricette conteneva una novità assoluta: insegnava l’uso delle risorse del territorio, a seconda delle stagioni, anticipando concetti oggi abituali.

La corte, grazie a cuochi straordinari come Bartolomeo Stefani – autore nel 1662 de “L’arte di ben cucinare”, uno dei primi testi sacri della cucina italiana- preparava banchetti sontuosi, utilizzando il meglio del territorio. Il popolo viveva di zuppe ma aveva le sue specialità come il lardo pestato con prezzemolo e aglio, buonissimo con la polenta, o il risotto alla ‘pilota’, che ancora oggi è il banco di prova di ogni cuoco mantovano di nome o di fatto. Niente a che fare con la guida: questo piatto deve il nome agli operai addetti alla pilatura del riso chiamati appunto “piloti”: è riso Vialone Nano cotto per assorbimento, condito con salamella mantovana e grana. Per la cronaca, la ‘capitale’ di questo piatto è considerata Castel d’Ario – borgo distante 20 km dalla città dove è nato Tazio Nuvolari – dove ha ricevuto una De.Co. a difesa della ricetta.

E poi si passa ai tortelli di zucca su cui ogni angolo di Padania – da Ferrara a Crema – vanta la superiorità. “E’ divertente constatare che man mano che procedi da Est verso Ovest, aumenta la componente di amaretti e mostarda – spiega Antonio Santini, mitico patron del Tre Stelle Michelin Dal Pescatore, che si trova a Canneto sull’Oglio, a sud di Mantova – mentre da noi la zucca e il Parmigiano Reggiano hanno più peso.” La carta dei Santini ha altri richiami al territorio come il pesce d’acqua dolce che i principi facevano arrivare dal Garda quando non lo recuperavano tra Oglio e Mincio o dai tre laghetti interni. “Proponiamo il luccio in bianco con la salsa o i gamberi di fiume. Un altro grande piatto è il risotto con i filetti di pesce gatto ed erba cipollina: sono ottimista, tra qualche anno lo torneremo a pescare dall’Oglio, come un tempo: le nuove generazioni sono molto più attente al territorio e all’ambiente”.

UN PO’ DI STORIA

Dovete sapere che i Gonzaga, signori di Mantova, una delle più note famiglie principesche d’Europa, protagonisti della storia italiana ed europea dal 1328 al 1707, non si erano sempre chiamati così e non erano di famiglia nobile.

Il loro vero cognome era Corradi, divenuto poi Gonzaga perché risiedevano in quel paese di campagna del basso mantovano.

In questa famiglia, divenuta molto ricca grazie all’allevamento di cavalli di razza e con possedimenti di terreno molto estesi, il primo ad ottenere il potere fu un certo Luigi.

Costui, all’alba del 16 agosto 1328 mandò all’interno della città alcune truppe dell’esercito di Mantova e di Verona al comando dei figli Guido, Filippino, Feltrino e del genero Guglielmo.

I soldati ricevettero l’ordine di vestirsi da mercanti, mendicanti e viandanti e di radunarsi all’alba in piazza Sordello. Così fecero e, mentre la popolazione di Mantova doveva ancora svegliarsi, ad un cenno dei comandanti i soldati iniziarono a gridare “Viva Gonzaga e Paserino mòra” (Viva i Gonzaga e Passerino muoia); quest’ultimo era il soprannome di Rinaldo Bonacolsi, allora signore di Mantova.

Costui, non capendo bene cosa stesse succedendo e credendo si trattasse di ragazzacci, uscì imprudentemente in piazza, orgogliosamente seduto sul suo destriero, pensando che la sua presenza sarebbe stata sufficiente a placare la rivolta. Venne invece trafitto da una freccia lanciata da Albertino da Saviola, fedelissimo dei Gonzaga.

Rientrò velocemente a palazzo, ma arrivato sulla soglia, il cavallo ebbe un brusco sussulto e Passerino, abbandonato sulla sella a causa della ferita, morì sbattendo la testa contro lo stipite della portone.

Per celebrare la vittoria Luigi Gonzaga ordinò che in chiesa venisse cantato un “Te Deum”.

La leggenda vuole che mentre Luigi I assisteva alla funzione, si avvicinò a lui una vecchina, che in realtà era una strega, la quale gli predisse che i Gonzaga avrebbero avuto fortuna fintantoché avessero tenuto con sé un esponente dei Bonacolsi.

Luigi allora, che non aveva nessuna intenzione di tenere presso di sé alcun discendente dei suoi nemici, escogitò un ingegnoso stratagemma per soddisfare le richieste della vecchina: fece imbalsamare il cadavere di Passerino e lo tenne nel palazzo Ducale come portafortuna.

Si dice poi, che l’ultima duchessa dei Gonzaga, impressionata da quel cadavere mummificato che si trovava in bella vista nel castello di San Giorgio, lo fece gettare nel Mincio, decretando così la fine della dinastia di questa famiglia e del loro potere sulla città di Mantova

RICETTA VELLUTATA DEI GONZAGA

VELLUTATA DEI GONZAGA

450 g di zucca

2 tuorli

50 g di farina di mandorle

8 dl di brodo vegetale

2 arance

parmigiano reggiano grattugiato

pane tostato

cannella in polvere

qualche rametto di coriandolo

50 g di burro

aceto di vino bianco

sale e pepe

Lavate la zucca, provatela dei semi, ricavate dal bordo qualche fettina con la buccia e tenetela da parte. Eliminate la scorza dalla zucca rimasta, tagliate la polpa a pezzetti, copriteli con il brodo caldo e fate sbollire per 12-15 minuti, mescolando di tanto in tanto, finché la zucca comincerà a disfarci. Frullate la zucca con il mixer a immersione.

Scaldate in una padella 30 g di burro e tostatevi la farina di mandorle; unitevi la crema di zucca preparata, mescolate, scaldate la vellutata ottenuta e, se necessario, diluitela con 1 mestolino di brodo caldo.

Lavate la arance e grattugiate 1 cucchiaino di scorza. Spremetele e unite il succo alla vellutata. Un attimo prima di toglierla dal fuoco, incorporate i tuorli; salate, pepate, unite anche la scorza d’arancia e spegnete.

Fate fondere in un padellino antiaderente il burro rimasto con lo zucchero e l’aceto. Quando lo zucchero si sarà sciolto e risulterà ambrato, fatevi caramellare le fettine di zucca tenute da parte per circa 1 minuto.

Distribuite la vellutata in ciotole individuali e completate con le fettine di zucca caramellate, un pizzico di cannella e il coriandolo. Servite con il pane tostato e il parmigiano grattugiato a parte.

Buon appetito !!!

AMANTI LATINI

NUOVO LIBRO DI FRANCO MIMMI

 

 

 

 

 

AMANTI LATINI
LA STORIA DI CATULLO E LESBIA

«Amanti latini» è la storia dell’amore di Catullo per Lesbia ma è anche una introduzione alla vita quotidiana nell’antica Roma – i costumi sociali e le lotte politiche, le condizioni igieniche e le speculazioni edilizie -, in un accostamento alla vita dei nostri giorni che vuole mettere in evidenza le analogie costanti pur a distanza di tanti secoli. Troppo spesso l’avvicinamento dei giovani ai classici non avviene in forma viva e partecipativa. Una bella storia d’amore (e quella di Catullo è tra le più belle) può essere un buon mezzo per attrarre un pubblico adolescente.

Si può ordinare presso la casa editrice (sconto del 15% fino al 15 febbraio con il codice AMANTILATINI15 ).

https://www.lampidistampa.it/…

E ovviamente in internet. 

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Ottimo libro!!

 

COVER del libro con titolo ed elementi COMPLETO BIS

La lettura è per me una vera passione, un momento grazie al quale posso staccare la spina e lasciarmi trasportare dalle emozioni celate tra le righe di un buon libro; anche se non sempre se ne trovano di buoni, capaci di entusiasmarci.  Di recente un amico mi ha consigliato… » L’IDEA GIUSTA «… nella versione E-BOOK, più economica, solo 2,99 €, del quale ho inizialmente letto l’anteprima sul sito  http://reader.ilmiolibro.kataweb.it/v/1021879/L_IDEA_GIUSTA#! 

Mi sono piaciuti i primi capitoli al punto da acquistare l’E-BOOK che in breve tempo ho letto, tutto d’un fiato, ed apprezzato per la semplicità della storia e della scrittura, per la ricchezza delle emozioni raccontate, per la facilità di lettura, ottimo per chi come me sta imparando la lingua italiana; lo consiglio a tutti coloro che vogliono leggere in italiano.  E’ un libro che come diciamo noi in Spagna… «te engancha» … cover e-book L'IDEA GIUSTAovvero ti prende e coinvolge, aiutando il lettore, o la lettrice, a vivere il racconto come fosse realtà attuale e personale; non vorresti smettere di leggerlo.  Mi ha emozionata e fatto riflettere perché è un testo che affronta le tematiche ambientali, argomento tanto caro a tutti noi, intercalate in una storia di passioni ed amore tra due giovani.  L’ho trovato scorrevole, gradevole, ben ritmato, curato anche nella punteggiatura; ma è anche ricco di spunti ironici e divertenti.

L’eBOOK lo si può acquistare ad un prezzo davvero irrisorio, solo 2,99 €, nulla considerando il rapporto qualità-prezzo, anche sul sito del link http://reader.ilmiolibro.kataweb.it/v/1021879/L_IDEA_GIUSTA#!  oppure su un qualunque ebook-store tra i quali Amazon, Apple, LaFeltrinelli.it, etc..

L’autore, Spirito Magnogreco, ama definirsi… «novello scrittore»… ed è al suo esordio letterario; per conoscere qualcosa in più di lui o se vorrete lasciare un commento al suo primo libro – eBook basterà cliccare questo link http://spiritomagnogreco.me/   e vi ritroverete sul suo blog.  Ma non dimenticate di lasciare un commento anche alla fine di questo post, giusto per sapere se il mio consiglio lo avete gradito. Auguro a tutti buona lettura 🙂