AUTUNNO: TEMPO DI TARTUFO BIANCO E CASTAGNE

SUA MAESTÀ IL TARTUFO

In autunno, nel Monferrato e nelle Langhe, il prezioso Tuber magnatum Pico, il tartufo bianco, riempie le tavole con il suo profumo penetrante. Si serve affettato al momento, in lamelle sottili, sopra i tajarin, su agnolotti e tartare di carne e, sopratutto, sulle uova al tegamino. In questo piatto, rende preziosa una sinfonia di sapori già articolata e ricca.

CASTAGNE:TESORO DEL BOSCO

Sono il frutto del castagno, deliziose da gustare da sole o in ricette dolci e salate. Devono presentarsi sode al tatto, senza bolle di aria o imperfezioni, come forellini e lacerazioni. Prima di cuocerle va praticato un taglietto orizzontale sulla buccia, sul lato piatto, che penetri fino alla polpa.

Poi si possono lessare per 25-30′ a arrostire si nell’apposita padella forata per 20-30′ (le famose caldarroste) sia in forno a 200ºC per 35-40′, aggiustando i tempi in base alla dimensione.

Una volta cotte va eliminata la buccia (pericarpo) e la pellicola (episperma) che avvolge il seme all’interno.

Oltre a quelle fresche, disponibili da ottobre a dicembre, si trovano in commercio anche secche (richiedono un ammollo di 2 ore); surgelate e precotte, da sbollentare per 1-2′, già lessate, in buste sottovuoto; in farina.

PURÈ DI CASTAGNE E MASCARPONE AL MIELE

Ingredienti per 4 persone

200g castagne lessate

150g mascarpone

70g yogurt bianco

20g nocciole sgusciate

1 cucchiaio di miele acacia

Mescolate in una ciotola il mascarpone con lo yogurt e il miele.

Tritate grossolanamente le nocciole con il coltello.

Passate le castagne al passaverdura con il disco a fori larghi ottenendo un purè.

Distribuitelo in coppette singole e completate con il mascarpone e le nocciole tritate.

FRITTELLE D’AUTUNNO

Ingredienti per 35 frittelle

250g farina di castagne

25 g uvetta

1/2 baccello di vaniglia

vino bianco

zucchero a velo

olio oliva extravergine

olio di arachide

Ammorbidite l’uvetta in un bicchiere di vino bianco, secco o dolce a piacere.

Ricavate i semini della vaniglia tagliando il baccello a metà per il lungo e raschiandolo e mescolateli in 300g di acqua.

Trasferite la farina di castagne in una grande ciotola e versatevi sopra gradualmente l’acqua alla vaniglia, mescolando con la frusta fio a ottenere una pastella cremosa e liscia; aggiungetevi un cucchiaio di olio di oliva extravergine, amalgamate e lasciate riposare per 1 ora.

Scaldate abbondante olio di arachide in una casseruola bassa e larga; tuffatevi poca pastella per volta facendola cadere da un cucchiaio aiutandovi con un altro cucchiaino, e friggetela per mezzo minuto, finché non si rassoderà formando delle frittelle dorate.

Sgocciolate via via le frittelle su carta da cucina, spolverizzatele con lo zucchero a velo e servitele subito.

Buon appetito!!!

Il Cuoco

A NOVEMBRE LEGGEREMO NATALIA GINZBURG

FAMIGLIA

Famiglia e Borghesia sono i due capitoli che compongono questo libro della Ginzburg scritto nel 1977. Due storie di smarrimento e di crisi familiare in cui i personaggi che annodano e dipanano i loro destini sembrano trascinati da una casualità capricciosa che inventa incontri sorprendenti, amicizie scontrose, fragili amori, tenaci avversioni. Come avviene nelle sue pagine migliori, Natalia Ginzburg segue gli arabeschi di queste esistenze incrinate con uno stilo distillato, in un sommesso ma implacabile controcanto che reinventa la musica banale e terribile della vita.

Edizione a cura di Domenico Scarpa, con antologia critica e cronologia della vita e delle opere.

NATALIA LEVI GINZBURG (Palermo 1916 – Roma 1991)

Ha scritto molte opere di narrativa e testi teatrali, oltre a saggi di critica letteraria e di attualità politica. Negli Einaudi Tascabili sono disponibili; È stato così, Tutti i nostri ieri, Valentino, Le voci della sera, Lessico famigliare…..I tanti altri.

LA SUA VITA

La sua vita ha attraversato eventi storici difficili, pesantissime tragedie personali. Cresce a Torino in un ambiente intellettuale e antifascista: continui controlli della polizia, la prigione che tocca diversi membri della sua famiglia, tra cui il padre e alcuni dei fratelli. Sono anni che sintetizzerà bene, in seguito, nel suo Lessico famigliare (1963). Nel 1938 si sposa con Leone Ginzburg, che nel 1940 viene mandato al confino in un piccolo paese dell’Abruzzo, e con lui vivranno Natalia e i tre figli (Carlo, Andrea, Alessandra) fino al 1943. Ricorderà quel momento in un testo delle Piccole virtù (1962), un tempo vissuto come un passaggio scomodo e che si rivelerà essere invece il più felice.
Tra il 1943 e il 1944, i Ginzburg presero parte a diverse attività di editoria clandestina. Al loro ritorno a Roma, Leone fu arrestato e condotto in prigione, dove morì per tortura, senza poter rivedere la moglie ed i tre figli.
La scrittrice torna a Torino e, al termine della guerra, inizia a collaborare alla casa editrice Einaudi. Traduzioni, romanzi, saggi, opere di teatro: la sua attività di scrittrice riempie i decenni successivi. Si sposerà di nuovo, nel 1950, con Gabriele Baldini, che morirà nel 1969. E sarà anche parlamentare (1983 e 1987), eletta nella Sinistra Indipendente, attiva in iniziative per la difesa dei diritti e contro il razzismo.
È lì che io l’ho conosciuta.
Scrivere queste righe ha significato per me rendermi conto di qualcosa di inaspettato: come una persona che da tanti anni non è più con noi possa, a un tratto, essermi di nuovo vicina. Un’emozione profonda, che non conoscevo.
Natalia, nel ricordo, è proprio lei: affettuosa con le persone che le sono attorno, molto consapevole dei problemi umani e politici del mondo di cui siamo parte. Schiva e discreta. Silenziosa, in molte occasioni. Sempre attenta. La sua presenza non si deforma, non si appanna.
È la persona grazie alla quale ho capito come incontrare generazioni, esperienze, e pezzi di storia differenti da quelli che viviamo, possa costituire un “ponte” molto importante – se lo sappiamo utilizzare – per imparare, in qualche modo, a vivere: consapevoli, anche fiduciosi. Ci sono momenti e aspetti difficili, della vita e della storia; ma magari, andando avanti, di tutto questo capiremo il senso. Quel che succede attorno a noi, cercare di capirlo; e riuscire a fare la nostra parte. Non starne fuori, o ai margini. Un disorientamento estremamente attento, che sta tutto nella misura dell’umano. Questo c’è nei suoi scritti.
Il suo linguaggio è “umile”; lo sono i titoli dei romanzi, Le voci della sera (1961); Lessico famigliare (1963), Ti ho sposato per allegria (1966); La città e la casa (1984). Ci sono le “piccole cose”, la “vita quotidiana” (termini usati in alcuni filoni della sociologia: dunque, anche in questo c’è tra noi un legame).
I personaggi che nella sua scrittura arriviamo a conoscere come se davvero li avessimo incontrati, per quanto ci sono messi vicino, nei gesti semplici, nelle parole e anche in quello che non dicono, vivono negli anni del fascismo, delle leggi contro gli ebrei, di Mussolini e dell’Asse Roma-Berlino, della guerra. Ho chiara in mente (Tutti i nostri ieri, 1952) la descrizione del momento in cui si sparge la notizia della caduta del fascismo, e si parla dell’armistizio, e si spera che sia tutto finito. Ma poi arrivano i tedeschi, e invece «gli inglesi non arrivano mai».
Molti dei suoi libri sono costruiti attraverso lo sguardo di donne. C’è la vita di bambine (Natalia, in Lessico Famigliare), di giovani ragazze incinte, di vecchie (la «signora Maria»), di donne adulte con i loro figli (Lucrezia, La città e la casa) le contadine, le borghesi.
E gli uomini: quelli in guerra, lontani per mesi e per anni; quelli di cui si sapeva solo che erano “in Russia”. Cenzo Rena e Franz che si consegnano ai tedeschi per salvare la vita di dieci ostaggi innocenti, e vengono fucilati: sono le ultime pagine dei “nostri ieri”.
Ho amato moltissimo l’invenzione (appunto nell’ultimo testo che ho citato) di mettere insieme le lettere di persone, familiari, amici, che si tengono in contatto o si ritrovano (e cambiamenti, sofferenze, il passare del tempo). Il tono, le parole sono quelle della vita di ogni giorno e delle “piccole cose”, che però sono parte di vicende storiche complesse, pesanti. Complesse e pesanti anche le sue esperienze, a partire dalla morte terribile di Leone Ginzburg, il marito torturato e ucciso in carcere nel ‘44. Di questo lei non parlava mai.
Ci siamo “viste” per la prima volta (entrambe come neodeputate elette nella Sinistra Indipendente, ed entrambe “nuove” dell’ambiente) nel corso di una affollata riunione, in una stanza di Montecitorio. Mi ero seduta vicino ad alcune altre persone del nostro “gruppo” quando è entrata, un po’ incerta tra tanta gente in quel contesto inconsueto. Sono andata verso di lei e le ho suggerito di venire dove già alcuni di noi erano seduti. Da allora, mi ha definito il suo “angelo custode” nelle prime esperienze parlamentari, quelle burocratiche in particolare: fare il tesserino di deputato, identificare la propria cassetta postale tra le molte centinaia disponibili, trovare l’ascensore giusto per salire ai piani superiori. Allora c’erano queste cose, poi certo molto sarà cambiato nel palazzo.
Abbiamo passato insieme molto tempo: le sedute durante i lunghi dibattiti parlamentari, riunioni di ogni tipo, convegni. Nel 1989 abbiamo costituito, insieme ad altri, l’associazione Italia/Razzismo. E momenti liberi: a casa sua a Roma; una volta a Sperlonga durante le vacanze e anche un’estate, chissà come, in Val d’Aosta, con Vittorio Foa. Voglio ricordare anche lui, che mi è altrettanto caro.
I figli, i nipoti. In un paio di occasioni anche Giulio Einaudi: lui mi sembrava poco contento che io fossi tra i piedi, proprio non c’entravo con il loro mondo. In effetti non ricordo che si sia mai parlato dei suoi romanzi o di letteratura in generale: forse avrei dovuto farlo.
Certe sue brevi frasi comunque mi sono rimaste in mente. Alcune dei suoi libri; altre, di momenti vissuti insieme: quelle dell’ultima volta che ci siamo viste. Abbiamo parlato di cose quotidiane, come sempre. Il giorno dopo mi hanno chiamato, e ho saputo che non c’era più.
Le tengo dentro di me: con gratitudine e un senso di profonda tenerezza.

Laura Balbo

IMPORTANTE

Considerazione importante: È difficile trovare un distributore internazionale che spedisca i libri dall’Italia in breve tempo. Ci vuole circa un mese per ottenerlo fisicamente.

SUGGERIMENTO PER L’ACQUISTO DAL LIBRO

1º Ognuno di noi può acquistarlo direttamente attraverso il canale che preferisce.

2º Attraverso il GdLi che realizzerà l’ordine in una libreria locale. Gli interessati che scelgono questa opzione possono effettuare ordine appena possibile alla mail

gruppoculturaleitalianomairoca@gmail.com

Una stanza senza libri è come un corpo senz’anima» (Marco Tulio Ciceron)

«Quando penso a tutti i libri che mi restano ancora da leggere, ho la certezza di essere ancora felice»(Jules Redard)

A presto !!!

ALLA SCOPERTA DI MAIORCA

GRUPPO CULTURALE ITALIANO DI MALLORCA

IN COLLABORAZIONE CON “ESTOL CAPELLETS DE TEULADA

«EL CAMÍ DE L’ESCOLTA»

LE SCOGLIERE E BELVEDERE SULLA MARINA DI VALLDEMOSSA

Sabato 30 OTTOBRE Andiamo a camminare

Luogo d’Incontro: Davanti a Leroy Merlin dell’Ocimax di Palma (*)

Ora di ritrovo: 8:45. Se prega puntualità.

Itinerario: Parada Bus TIB Valldemossa – Direcció Port de Valldemossa -Son Mas -Es Portalet -L’ullastrar -Mirador del Barranc -Mirador del Port -Mirador de la Volta de l’Escolta -Mirador de la Font Figuera – Can Costa -Camí de l’Ermita de la Trinitat. Ritorrneremo lungo un piccolo marciapiede dalla strada Deià a Valldemossa

Durata:. 2h30’ senza contare le fermate.

Difficoltà: 2 sopra 5.

Trasporto: macchina propria

(*) Coloro che provengono da altri luoghi fuori Palma saranno alle 9:30 davanti alla fermata dell’autobus TIB di Valldemossa, all’inizio di “Avinguda dels Platers”. Ricorda che a Valldemossa c’è l’ORA e devi parcheggiare fuori dalle vie principali del paese. Se prega puntualità.

È necessario iscriversi

Per iscriversi all’escursione si prega di utilizzare l’indirizzo mail

gruppoculturaleitalianomaiorca@gmail.com

Nel caso si annulli l’escursione contatteremo solamente con la gente che ha confermato la partecipazione

"OGNUNO DI NOI È L'ORGANIZZATORE E RESPONSABILE DEI SUOI PASSI"

"IL NOSTRO DOVERE E OBBLIGO È RISPETTARE LA NATURA E LASCIARE IL SENTIERO DOVE CAMMINIAMO MEGLIO DI COME L’ABBIAMO TROVATO