RICETTE

WORKSHOP DI CUCINA ITALIANA

ROMA (*)

CARCIOFI ALLA ROMANA

fotocarciofiallaromana

I carciofi alla romana sono un contorno caratteristico della zona laziale ed è un piatto primaverile dato che il carciofo è una verdura che precede l’arrivo della primavera. Molti sono i modi per cucinarli, visto che si sposano bene sia come verdura di accompagnamento che come ingrediente in primi e secondi piatti e possono essere un contorno perfetto per il vostro menu pasquale.

Oggi ve li presentiamo in una delle preparazioni più caratteristiche della cucina romana: vengono cotti interi in un tegame dal bordo alto, stretti uno all’altro, dopo averli adeguatamente puliti dalle foglie più dure e conditi con prezzemolo e mentuccia. Così preparati i carciofi si conservano in frigo per alcuni giorni e sono ottimi da mangiare anche tiepidi o freddi.

Un piccolo accorgimento prima di presentarvi la ricetta: munitevi di guanti, che userete durante le fasi di pulizia dei carciofi, il rischio – altrimenti – è quello di ritrovarvi con le mani annerite dall’ortaggio.

PROCEDIMENTO

Per preparare i carciofi alla romana, come prima cosa, dovete lavare e tritare il prezzemolo e la mentuccia, le proporzioni sono più o meno quattro parti di prezzemolo e una di mentuccia, ma in realtà molto dipende dai vostri gusti; a me – per esempio – piace che la mentuccia si senta ma non sovrasti in toto il sapore del prezzemolo.

In una ciotola unite alle erbette tritate l’aglio (anch’esso tritato) due cucchiai di olio evo, il sale e mischiate bene il tutto.

Fatto questo iniziate a pulire i carciofi.

Prima di tutti togliete le foglie esterne più scure e dure, senza preoccuparvi che il carciofo si riduca molto di volume, è normale ed è importante togliere tutto il superfluo per non rischiare di trovarsi foglie coriacee e immangiabili nel piatto.

Dopodiché tagliate la punta del carciofo. A questo proposito ci sono due «scuole di pensiero» entrambe valide: c’è chi taglia la punto in maniera netta e chi preferisce arrotondarla per avere un ortaggio più gradevole alla vista. Non c’è alcuna differenza tra le due, è un fattore puramente estetico che non pregiudica il sapore e men che meno la riuscita della ricetta.

A questo punto dovete pulire il gambo. Tagliatelo a un paio di centimetri dalla base del carciofo e tenetelo da parte. Prima di tutto finite di pulire la testa come indicato nella foto che segue…

… e per ultimo pulite i gambi: dovete togliere tutta la parte verde scura e zigrinata che circonda il cuore tenero interno al gambo.

Dopo aver pulito il tutto lavate teste e gambi, asciugateli leggermente e passatevi sopra del limone, il succo – infatti – impedirà ai carciofi di annerire durante la cottura.

Aprite leggermente le teste per far posto al condimento, salatele sia internamente che esternamente e inserite il trito di erbe non solo nel centro, ma anche tra le varie foglie

E’ fondamentale, per la riuscita del piatto, che i carciofi vengano poi cotti in un tegame a bordi alti a testa in giù, uno stretto accanto all’altro. Questo farà si che gli stessi – cuocendo – non si allarghino. Inseriteli quindi in una pentola con 16 cucchiai di olio evo, e un dito di acqua (che coprirà i carciofi per circa un centimetro), mettete anche i gambi tagliati a pezzetti e chiudete con il coperchio.

Fate andare a fuoco molto basso per 25 minuti circa o comunque fino a quando tutta l’acqua sarà stata assorbita, cercando di alzare il coperchio per controllare la cottura il meno possibile. C’è anche chi cucina i carciofi alla romana nella pentola a pressione: grazie al vapore che si sprigionerà, infatti, ci sarà una cottura diversa che consentirà di mantenere le sostanze nutritive.

Qual è la differenza tra i carciofi alla giudia e i carciofi alla romana?

Le due ricette prevedono l’utilizzo dei «cimaroli», che sono dei carciofi romani tondi, tenerissimi e senza alcuna spina ma la vera differenza è nella cottura: i carciofi alla giudia sono una frittura di carciofi e questa ricetta, probabilmente, nasce nel ghetto ebraico di Roma verso il XVI secolo. La pulizia dei carciofi deve essere fatta con un coltello in modo da togliere le punte rossastre e le foglie esterne per poi essere riposte in una bacinella contenente acqua e limone. Passati dieci minuti, vanno asciugati per poi essere conditi con una manciata di sale e pepe. Ricordate, però, che dovete immergere i carciofi alla giudia nell’olio circa 8/9 minuti e, solo una volta freddi, si aprono, verso l’esterno, le foglie. Anche i carciofi alla romana possono essere fritti: basta far scaldare, in una padella, molto olio e, nel momento in cui è bollente, friggere i carciofi a spicchi finché non sono dorati. Nel momento in cui sono pronti, vanno messi su carta da cucina e tenuti caldi.

La storia dei carciofi alla romana comincia, inevitabilmente, con la storia dell’utilizzo del carciofo in cucina in sé. Secondo una favola mitologica, Cynara, una ninfa bellissima con capelli biondo cenere, dopo aver resistito al padre degli Dei, fu trasformata in un carciofo. Per quanto riguarda il suo utilizzo in cucina, già nel mondo antico era utilizzata in Egitto e venne esportata in Sicilia. A partire dal XVI secolo, era adoperata come piatto in tante cucine toscane, infatti Maria de’ Medici, sposa di Enrico II di Francia nel 1547, dalla Toscana esportò il carciofo in Francia proprio per la sua folle passione per questo alimento. Per questo motivo molte ricette dell’epoca sono a base di carciofo. A Roma arrivò solo in pieno Ottocento assieme ad altri ingredienti dell’orto e arrivò ad influenzare anche le varie scuole pittoriche.

INGREDIENTI:

Carciofi 8 cimaroli o romaneschi

Prezzemolo un mazzetto

Mentuccia una manciata

Aglio uno spicchio

Olio extravergine di oliva 16 cucchiai + 2 per condire il ripieno

Limone 1

Sale marino q.b.

————————————————————————————-

BUCATINI ALL’AMATRICIANA

 

fotobucatiniall'amatriciana

La ricetta originale, nata ad Amatrice, una piccola cittadina Laziale al confine con l’Abruzzo, prevede rigorosamente gli spaghetti e non i bucatini tant’è che persino i cartelli Comunali all’ingresso della città indicano «Amatrice, Città degli Spaghetti».

Nel tempo la ricetta è stata acquisita dalla cucina romanesca che ne ha modificato uno degli ingredienti base, gli spaghetti con i bucatini. In passato la ricetta era un pasto povero dei pastori ed era in bianco, solamente spaghetti, guanciale e pecorino e null’altro.

Quello delle ricette di tradizione è un terreno disseminato di perenni diatribe tra opposte fazioni, di affermazioni come «la mia versione è più pura della tua» e altri assolutismi, che spesso trasformano questo argomento in un vero e proprio campo minato. Ecco perché scrivere dell’amatriciana non è una questione così semplice.

Tralasciando alcuni capisaldi come l’utilizzo del guanciale al posto della pancetta, sul quale non ci devono essere dubbi, su questo piatto si sono consumati fiumi di inchiostro circa ogni singolo ingrediente, a partire dallo spessore e dalla forma delle listarelle di guanciale, dal modo di soffriggerle (senza grassi, con olio o strutto) e di sfumarle (vino, aceto, o nessuno dei due), per arrivare alla scelta del formato di pasta, alla sua proporzione con la carne e all’impiego di un soffritto iniziale di cipolla o meno, per citarne alcuni.

Fuori da ogni polemica, ecco l’ennesima interpretazione di questa ricetta.

PROCEDIMENTO

Se utilizzi i pomodori freschi, per prima cosa dovrai sbollentarli per pochi istanti in acqua bollente salata, scolarli e raffreddarli sotto acqua corrente. Dopo averli pelati, dovrai eliminare i semi e tagliarli a filetti.

In una padella (preferibilmente di ferro) scalda l’olio e aggiungi il guanciale tagliato a listarelle lunghe circa un paio di centimetri. Quando avrà iniziato a fondere unisci il peperoncino. Rosola il guanciale fino a quando avrà preso colore, quindi sfuma con il vino bianco. Lascia evaporare, scola il guanciale e tieni da parte al caldo.

Nella stessa padella metti i pomodori pelati schiacciati (oppure quelli freschi precedentemente preparati), regola di sale e cuoci per il tempo di cottura della pasta, che nel frattempo avrai buttato all’interno di una casseruola con acqua bollente salata. Quando sarà quasi giunta a cottura unisci il guanciale al condimento ed elimina il peperoncino. Scola la pasta al dente e trasferiscila nella padella con il sugo. Fuori dal fuoco aggiungi il pecorino grattugiato e regola di pepe fresco di mulinello a piacere. Mescola bene e servi subito, completando con altro pecorino.

INGREDIENTI

400 g di bucatini (oppure spaghetti o spaghettoni)
• 300 g di pomodori pelati (in stagione 4-5 pomodori rossi maturi)
• 150 g di guanciale stagionato a fette spesse
• 60-70 g circa di pecorino (delicato e non troppo salato) grattugiato
• 1 peperoncino
• 1/2 bicchiere di vino bianco secco e acidulo
• olio extravergine di oliva
• sale
• pepe

(*) Ricette tratte dalla Cucina Ebraica e dal Cucchiaio d’Argento.

VIVA LA LIBERTÀ

CINEMA IN ITALIANO

Martedì 3 maggio

In Ca’n Escursac, 4 alle 19.05

FOTO VIVA LA LIBERTÀ

VIVA LA LIBERTÀ

(film di Roberto Andó, 2013, con Toni Servillo, Valerio Mastandrea, Valeria Bruni Tedeschi, Michela Cescon)

Il segretario del principale partito d’opposizione, Enrico Oliveri, è in crisi. I sondaggi per l’imminente competizione elettorale lo danno perdente. Una notte, dopo l’ennesima contestazione, Oliveri si dilegua, lasciando un laconico biglietto. Negli ambienti istituzionali e del partito, fioccano le illazioni, mentre la sua eminenza grigia, Andrea Bottini e la moglie, Anna, continuano ad arrovellarsi sul perché della fuga e sulla possibile identità di un eventuale complice.

È Anna a evocare il fratello gemello del segretario, Giovanni Ernani, un filosofo geniale, segnato dalla depressione bipolare. Andrea decide di incontrarlo e ne resta talmente affascinato da iniziare a vagheggiare un progetto che ha la trama di un pericoloso azzardo. Così, d’improvviso, un bel giorno, il segretario riappare sulla scena: inizia a parlare una lingua diversa, poetica e lucida, che colpisce, sorprende. Le quotazioni del partito riprendono a salire, mentre l’opinione pubblica e le piazze tornano a infiammarsi d’entusiasmo.

Nel rapido succedersi di eventi che caratterizza la campagna elettorale, il segretario diventa oggetto di una ammirazione senza precedenti. Ma qualcuno, dal suo nascondiglio segreto, ne segue i movimenti, in attesa…

IMPORTANTE!!!

Si prega di confermare per problemi di spazio

gruppoculturaleitalianomaiorca@gmail.com

Centro Studi Città della Scienza

Guerre ed emergenze umanitarie paiono i tratti salienti dell’inizio del nuovo millennio. Pensiamo sia indispensabile elaborare strategie condivise per la Pace e per questo come centro studi abbiamo promosso, il 22 e 23 aprile a Città della Scienza, un incontro – il primo in Italia nel suo genere – con organizzazioni, singoli e gruppi che perseguono questo obiettivo attraverso la conoscenza. Tra i partecipanti: Emergency con Cecilia Strada, l’Unione Scienziati per il Disarmo USPID, la Pugwash Conference con Paolo Cotta Ramusino, il filosofo Telmo Pievani per la Fondazione Umberto Veronesi, l’Università di Pisa, l’Orientale di Napoli e la Cooperativa Sociale Dedalus.
Sul tema la Rivista del Centro Studi di Città della Scienza

 vi propone i contributi di Roberto Fieschi, Francesco Lenci, Alessandro Pascolini e Giovanni Sabato, ricordando nuovamente l’appello di Gino Strada alla comunità internazionale. 

All’ombra dei missili in fiore. La modernizzazione (o riarmo?) nucleare

,
di Alessandro Pascolini

Considerazioni dopo la conclusione del Nuclear Security Summit

,
di Francesco Lenci

Strabismo nucleare

,
di Roberto Fieschi

Argentina, DNA e nipoti ritrovati

,
di Giovanni Sabato

Le sette vite di Sebastian Nabokov

NUOVO LIBRO DI FRANCO MIMMI (*)

Lds - Sette vite - Copertina

Per poter leggere bene questo libro è necessario scrivere i libri che vi sono celati…” Questa è la sfida che il professore lancia agli alunni del suo “Secondo corso di lettura creativa”, e il libro ìn questione è “La vera vita di Sebastian Knight”, di Vladimir Nabokov. In esso il narratore vuole ricostruire la biografia del suo fratellastro, autore di cinque romanzi di cui almeno uno è di fatto una sua biografia ma dove tutto, dal protagonista all’autore, è almeno doppio, o triplo, o…

(*)Chi volesse comprare il libro, le copie si trovano a gruppoculturaleitalianomaiorca@gmail.com

 

SCRIVERE IN ITALIANO

Cari Amici,
Vi informiamo di una nuova iniziativa che sicuramente farà piacere agli amanti della scrittura e della lettura.
Si tratta di far conoscere e di pubblicare brevi scritti e racconti in italiano di persone che vogliano aderire a questa iniziativa. Per poter dar vita a questa nuova idea abbiamo bisogno della vostra collaborazione, per questo motivo vi esortiamo a prendere carta e penna e a farci pervenire i vostri scritti che saranno pubblicati sulla nostra pagina web e nella nostra mail.
Cominciamo con il racconto breve scritto da Carme Juliá, dal titolo “Ogni anno a Ferragosto”.
Approfittiamo dell’occasione per ricordarvi che dal prossimo mese comincerà una nuova edizione del “Caffè Letterario”, che questa volta si terrà nella libreria Drac Magic giovedì 26 maggio alle 19.30.
Cecilia de Grazia ci parlerà delle “Statue Parlanti” di Roma attraverso le fotografie realizzate da Josep Torres.
Ci auguriamo che entrambe le iniziative siano di vostro gradimento e speriamo di poter contare sulla vostra collaborazione.

OGNI ANNO A FERRAGOSTO/ Carme Juliá

Buonferragosto

Mi sentivo pesante dopo il pranzo di Ferragosto .Come al solito ci eravamo riuniti tutti in campagna. Antipasti,due primi di pasta,l’aragosta,il formaggio,l’anguria,il dolce,il gelato…Arriva il caffè !Ci sono alcuni che sono già addormentati sotto gli alberi.

Adesso sono a casa da sola. Fa un caldo da morire. Vado nella sala da pranzo e guardo il termometro. Siamo a 33º. Madonna! Come si fa a dormire con questa temperatura?

Scendo in giardino. Comincio ad annaffiare le piante. Mi piace il profumo del basilico appena bagnato. Prendo la pompa e mi faccio la doccia,tanto sono in costume. Il sole tramonta con calma. Prendo una sdraio e mi metto sotto il limone. Si fa buio. Continuo a sudare. Mi faccio un’ altra doccia.

Sento rumori nel giardino vicino. Prendo una maglietta e la indosso. Fra gli alberi esce un uomo sulla quarantina. Alto,i capelli brizzolati,occhi neri dietro gli occhiali.

-Buona sera.

-Buona sera. Dall’ accento si sente che è straniero. Parla un italiano correttissimo che suona dolce e sensuale. Chiacchieriamo del caldo soffocante e l’umidità che non ti fa avere un attimo di respiro.

-Aspetti un attimino.E scompare.

Torna dopo pochi minuti con due bicchieri di tè caldissimo.

-Me li può tenere un momento.E salta il muretto che divide i giardini con agilità.

-Scusi. Sono Ahmed. Sono libanese.

-Piacere,sono Graziella.

-Da noi,facciamo passare il caldo con il tè bollente. Posso darti del tu?E più facile per me.

-Certo,come no?

– Bevi adesso,prima che si raffreddi.

-Grazie.

Mentre beviamo, mi parla del suo paese.

-Che bella la tua isola!

Gli ultimi raggi del sole si proiettano sulle rose. Debbo accendere la luce,quasi no si vede più.

-Lascia stare. Così guardiamo il cielo che sembra non esserci d’inverno. Siamo fortunati oggi. La notte è chiara e le stelle …Mia nonna diceva che il futuro era tutto scritto nel firmamento. Vediamo cosa dice il tuo.

-Madonna,cosa faccio io qui ,con un estraneo,che mi legge l’avvenire?E continuo ad ascoltare le sue teorie…

-Dai,sdraiati,altrimenti domani avrai male al collo.

Condivido con lui la sdraio che ho per andare al mare. Sembra che passi un po’ d’aria o forse il tè comincia ad abbassarmi la temperatura. Dolcemente comincia ad accarezzarmi i capelli ancora bagnati. Dopo passa le sue dita sulle sopracciglia,in silenzio. Gli occhi mi pesano. Li chiudo.

I primi raggi di sole mi svegliano all’alba. Sono da sola. Salgo a casa e mi metto sotto la doccia per togliermi l’umidità della notte. Guardo dietro le persiane il giardino della mia vicina. Nessuno.

Guardo il termometro che segna 37 º. Comincio a passare l’aspirapolvere lentamente mentre fantastico su quello sconosciuto. Forse posso portarlo a vedere la mia spiaggetta prima che si riempia di turisti. Gli farò vedere anche il tramonto vicino al nuraghe di Sant’Antino.E dopo cena a Bossa e a bere una malvasia. Una,altrimenti mi addormento di nuovo. Che figuraccia ieri!Così passo il giorno, sognando sotto la doccia per combattere lo scirocco e canticchiando”stretti,stretti su questo angolo che da quando ci sei tu mi sembra il massimo”…

Sono le otto. Mi sciolgo i capelli,tanto lui non deve vederne tante con i capelli biondi in strada. Mi metto un vestitino di lino bianco e i sandali nuovi. Vorrei essere naturale,quindi non mi trucco molto. Soltanto un po’ di rossetto. Guardo dietro le persiane il suo giardino. Nessuno. Scendo e comincio a annaffiare le rose,dopo il basilico che cresce alto. Comincio a stendere gli asciugamani. Dietro sento sbattere una porta e rumori di passi. Mi giro e trovo la mia vicina.

-Ti ho spaventata?Sono andata via per una settimana. Ho fatto uno scambio di casa con un mio collega dell’università di Beirut. Mi sono dimenticata di avvertirti. Forse lo hai visto qualche giorno in giardino. È partito oggi pomeriggio.

-Ah! No, non l’ho visto. Faccio finta di niente e continuo ad annaffiare. Lei parla di Beirut e la sua gente in una maniera entusiasta. Mi rendo conto che mi sto bagnando i sandali nuovi.

-Deve essere bello!Mi piacerebbe andarci.

Ferragosto arriva sempre con il caldo. Quest’anno, dopo la pasta mi sono fermata.

-Come mai non mangi l’aragosta?

-Un pezzettino,non ce la faccio più.

-Ma dai,non hai mangiato nulla!

-Forse è il caldo che mi toglie l’appetito…

-Sara l’amore-gridano tutti. Rido…

-Non è il caso…

Dopo aver sistemato tutto in campagna,arrivo a casa. So che tu arrivi a mezzoggiorno,me lo ha detto la mia vicina.È partita anche lei per Beirut.Sono nervosa. Perché mi devo sentire così per una cosa che tanto non esiste?La tentazione di guardare il giardino dietro la persiana c’è. Ma va’…perché no?Ancora non è buio. Guardo. Lì,seduto sul muretto,sei tu,Ahmed,tutto in bianco con il keffiyyeb in testa. La decisione di scendere è solo mia. Prendo il vestitino di lino bianco e i sandali che non sono nuovi perché li dovevi vedere l’anno scorso.Troppo caldo per sciogliermi i capelli. Devo essere naturale,ma sono agitata. Sono pazza. Scendo,no. Meglio domani. Prendo aria e faccio le scale senza pensarci.

Tu mi ricevi con un bel sorriso.Salti il muretto e mi abbracci senza dire niente. Stiamo così un bel po’ e mi sento dire: ti va un caffé bollente per combattere questo caldo?Dai,lo preparo io a casa.

Metto un po’ di musica,tanto per nascondere che mi tremano le mani. Metto la caffettiera sul fuoco .La voce di Gino Paoli riempie la cucina:”quando sei qui con me,questa stanza non ha più pareti..”Il caffé trabocca. Il suo profumo si espande per l’appartamento. Sento le tue mani sulla mia vita. Spengo il fuoco. Il ballo dei corpi sudati avviene senza difficoltà. Dopo ci abbracciamo lungamente. Non ci sono parole,soltanto la tua voce che sussurra il mio nome. Certo,la stanza non ha più pareti…

Non usciamo di casa da due giorni. Non rispondo neanche al telefono. Balliamo,cuciniamo,parliamo di tante cose come vecchi conoscenti. Ci amiamo senza routine. Viviamo come i vampiri,scendendo in giardino al buio ad annaffiare il basilico,a guardare le stelle. Così trascorrono i sei giorni. Quando ti lascio in aeroporto,sento già il vuoto. Come ho fatto a vivere finora senza i tuoi abbracci?Come mai posso provare un sentimento così forte?

Da quando sei partito non ci siamo più parlati. Non ti piacciono le mail. Forse una lettera…ma dici che non sei bravo a scrivere. Il telefono ti sembra troppo freddo. La tua riservatezza non trova il modo di esprimere i dettagli fisici,la cadenza della voce,i nostri abbracci lunghi in silenzio. Meglio non sapere niente uno dell’altro. Il nostro amore avrà come unico spazio un paio di giorni a casa. Tu hai fissato le regole. Ma ritornerai?

Lascio passare il tempo,ma mi sembra che passi con una lentezza infinita. Poco alla volta,riprendo la routine quotidiana. Lavoro,esco con gli amici,vado al cinema,leggo sul Libano,ascolto le nostre canzoni. Ballo da sola. Tento di immaginare la casa dove abiti, il tragitto che fai al lavoro. Consulto il sito web sul tempo. Oggi piove a Beirut. So che ti piacciono i giorni di pioggia. Sarai con gli amici,al bar,bevendo il tuo tè caldissimo…

Così sono passati quasi dieci anni.Ci siamo incontrati sempre a Ferragosto,di nascosto,senza sapere se saresti stato sul muretto all’ora del tramonto. Non tentavo di trovare la mia vicina. Anch’io mi ero abituata a vivere con questa incertezza,con questa passione. E quasi direi che mi piaceva .Non abbiamo sperimentato mai la noia o l’infelicità. Il territorio del nostro amore erano le quattro pareti di casa mia. E di sera tutto un giardino profumato di gelsomino.

I giorni volano quando sei al mio fianco. Festeggiamo i nostri compleanni. Io ti faccio la torta che ti piace. Tu cucini i vostri dolci,ricchi di miele e mandorle. Una volta ti ho chiesto di fare il Ramadam. Siamo andati al mare e bevuto soltanto acqua. Hai passato la sera cucinando. Dopo la doccia hai indossato il vestito tradizionale degli uomini libanesi. Mi piace baciarti con i capelli umidi,sentire il tuo profumo. Hai preparato una tavola meravigliosa,piena di piccoli piatti delle ricette di questa festa.Io ho preso una bottiglia di vino. No,hai detto,soltanto te.Noi come due pazzi festeggiando il Ramadan e fuori la gente in terrazzo mangiando gelati.

Un’altra volta mi hai domandato di celebrare il Natale. Sono andata al mercato a comprare gli antipasti,i ravioli di ricotta,il maialetto. Ma come faccio a trovare un panettone ad agosto?Lo farò io…Mentre tu dormivi , io sudavo in cucina con il forno al massimo. Dopo ho cercato il presepio che colleziono da tanti anni….Ho preparato una bella tavola di Natale,tutta rossa. Ho collocato tutte le figurine del presepio nel camino. Ho spento la luce e ho lasciato soltanto quelle del presepio. Freddino questo natale a 30 gradi! e abbiamo cominciato a ridere tanto che finalmente non sapevo se ridevamo o piangevamo.

Non ti avevo visto mai piangere. E stata,certo,una lacrima …ma avevo un brutto presentimento…Si può piangere di felicità. Ho messo il Messiah di  Händel  e abbiamo cenato, ballato fino a così tardi che mi si chiudevano gli occhi.È la nostra ultima notte,hai detto, be’ l’ultima perché parto domani. Non avevo bisogno di questa spiegazione. Lo sapevo. Queste cose le sa il cuore di una dona.

Questa estate ho cercato di trovare la mia vicina.

-Come vanno i preparativi per Beirut?

-Ah,non parto quest’anno. Sai,Ahmed,aspetta un altro bambino per questi giorni. Farò l’intercanbio a Parigi. Be’,Parigi è sempre bella…

Sono in spiaggia. Posso immaginarti all’altro lato di questo mare che condividiamo. La distanza è infinita ,ma io ti vedo chiaramente,mentre giochi in acqua con i bambini. Dall’altra parte della spiaggia ci sono le donne,tutte di nero. Urlano gutturalmente,ridono,si spingono. I vestiti si gonfiano come palloni quando entrano in acqua.Tua moglie grida e salta le onde.E io sono qui,da sola, a guardare il tramonto. Piango perché mi manchi,ma sono fiera di questo amore difficile,aldilà di tutte le regole,fatto a pezzi come la mia copertina di pachtwork.

 

NUOVO WORKSHOP DI CUCINA ITALIANA

ROMA

Martedì 26 APRILE alle ore 12.45 (*)

fotocarciofiallaromana

fotobucatiniall'amatriciana

Menù (*)

Antipasto

Carciofi alla Romana

Bucatini all’Amatriciana

Dolci

Vino

Caffé o infusione

Liquore fatto in casa

POSTI LIMITATE. MINIMO 10 PERSONE

È OBBLIGATORIO ISCRIVERSI (*)

Punto di incontro: Davanti alla porta d’entrata Club Sant Antonio de la Playa. (Ca’n Pastilla). Angolo con Ristorante La Mejillonera. 5 minuti prima di cominciare il corso. Si prega puntualità.

(*) Prezzo: 25€. Seguito da pranzo. Ricette tratte dalla Cucina Ebraica e dal Cucchiaio d’Argento.

(*) Indirizzo mail (gruppoculturaleitalianomaiorca@gmail.com) fino martedì 19 aprile.

(*) C’è la possibilità di fare un workshop di cucina in orario serale. Le persone interessate possono contattare con gruppoculturaleitalianomaiorca@gmail.com

ALLA SCOPERTA DI MAIORCA

IL SENTIERO DELLA LUCE

RANDA, SANT HONORAT E CURA

Santuari de Cura

SABATO 23 APRILE ANDIAMO A CAMMINARE (*)

Durata: 3 ore circa

Trasporto: macchina propria

Ora di partenza: 9:00

Luogo di incontro: C/ Bisbe Pere de Puigdorfila. Parcheggio Cines Ocimax/Leroy Merlin. Angolo con ristorante Nimo’s.

Ritorno previsto: ore 15:00 circa.

(*) Al termine dell’escursione ci fermeremo a pranzo al Celler di Randa. Chi viene a pranzo debe confermarlo per effettuare la prenotazione)

È necessario iscriversi

Per iscriversi all’escursione si prega di utilizzare l’indirizzo mail

(gruppoculturaleitalianomaiorca@gmail.com)

Nel caso si annullli l’escursione contatteremo solamente con la gente che ha confermato la partecipazione

————————————————————————-

IN PREPARAZIONE:

CAFFÉ LETTERARIO

GIOVEDÌ 19:30

LE STATUE PARLANTI DI ROMA

A CURA DI CECILIA DE GRAZIA

Fotografie: JOSEP TORRES

—————————————————-

WORKSHOP DI CUCINA ITALIANA

ROMA