SCRIVERE IN ITALIANO

Cari Amici,
Vi informiamo di una nuova iniziativa che sicuramente farà piacere agli amanti della scrittura e della lettura.
Si tratta di far conoscere e di pubblicare brevi scritti e racconti in italiano di persone che vogliano aderire a questa iniziativa. Per poter dar vita a questa nuova idea abbiamo bisogno della vostra collaborazione, per questo motivo vi esortiamo a prendere carta e penna e a farci pervenire i vostri scritti che saranno pubblicati sulla nostra pagina web e nella nostra mail.
Cominciamo con il racconto breve scritto da Carme Juliá, dal titolo “Ogni anno a Ferragosto”.
Approfittiamo dell’occasione per ricordarvi che dal prossimo mese comincerà una nuova edizione del “Caffè Letterario”, che questa volta si terrà nella libreria Drac Magic giovedì 26 maggio alle 19.30.
Cecilia de Grazia ci parlerà delle “Statue Parlanti” di Roma attraverso le fotografie realizzate da Josep Torres.
Ci auguriamo che entrambe le iniziative siano di vostro gradimento e speriamo di poter contare sulla vostra collaborazione.

OGNI ANNO A FERRAGOSTO/ Carme Juliá

Buonferragosto

Mi sentivo pesante dopo il pranzo di Ferragosto .Come al solito ci eravamo riuniti tutti in campagna. Antipasti,due primi di pasta,l’aragosta,il formaggio,l’anguria,il dolce,il gelato…Arriva il caffè !Ci sono alcuni che sono già addormentati sotto gli alberi.

Adesso sono a casa da sola. Fa un caldo da morire. Vado nella sala da pranzo e guardo il termometro. Siamo a 33º. Madonna! Come si fa a dormire con questa temperatura?

Scendo in giardino. Comincio ad annaffiare le piante. Mi piace il profumo del basilico appena bagnato. Prendo la pompa e mi faccio la doccia,tanto sono in costume. Il sole tramonta con calma. Prendo una sdraio e mi metto sotto il limone. Si fa buio. Continuo a sudare. Mi faccio un’ altra doccia.

Sento rumori nel giardino vicino. Prendo una maglietta e la indosso. Fra gli alberi esce un uomo sulla quarantina. Alto,i capelli brizzolati,occhi neri dietro gli occhiali.

-Buona sera.

-Buona sera. Dall’ accento si sente che è straniero. Parla un italiano correttissimo che suona dolce e sensuale. Chiacchieriamo del caldo soffocante e l’umidità che non ti fa avere un attimo di respiro.

-Aspetti un attimino.E scompare.

Torna dopo pochi minuti con due bicchieri di tè caldissimo.

-Me li può tenere un momento.E salta il muretto che divide i giardini con agilità.

-Scusi. Sono Ahmed. Sono libanese.

-Piacere,sono Graziella.

-Da noi,facciamo passare il caldo con il tè bollente. Posso darti del tu?E più facile per me.

-Certo,come no?

– Bevi adesso,prima che si raffreddi.

-Grazie.

Mentre beviamo, mi parla del suo paese.

-Che bella la tua isola!

Gli ultimi raggi del sole si proiettano sulle rose. Debbo accendere la luce,quasi no si vede più.

-Lascia stare. Così guardiamo il cielo che sembra non esserci d’inverno. Siamo fortunati oggi. La notte è chiara e le stelle …Mia nonna diceva che il futuro era tutto scritto nel firmamento. Vediamo cosa dice il tuo.

-Madonna,cosa faccio io qui ,con un estraneo,che mi legge l’avvenire?E continuo ad ascoltare le sue teorie…

-Dai,sdraiati,altrimenti domani avrai male al collo.

Condivido con lui la sdraio che ho per andare al mare. Sembra che passi un po’ d’aria o forse il tè comincia ad abbassarmi la temperatura. Dolcemente comincia ad accarezzarmi i capelli ancora bagnati. Dopo passa le sue dita sulle sopracciglia,in silenzio. Gli occhi mi pesano. Li chiudo.

I primi raggi di sole mi svegliano all’alba. Sono da sola. Salgo a casa e mi metto sotto la doccia per togliermi l’umidità della notte. Guardo dietro le persiane il giardino della mia vicina. Nessuno.

Guardo il termometro che segna 37 º. Comincio a passare l’aspirapolvere lentamente mentre fantastico su quello sconosciuto. Forse posso portarlo a vedere la mia spiaggetta prima che si riempia di turisti. Gli farò vedere anche il tramonto vicino al nuraghe di Sant’Antino.E dopo cena a Bossa e a bere una malvasia. Una,altrimenti mi addormento di nuovo. Che figuraccia ieri!Così passo il giorno, sognando sotto la doccia per combattere lo scirocco e canticchiando”stretti,stretti su questo angolo che da quando ci sei tu mi sembra il massimo”…

Sono le otto. Mi sciolgo i capelli,tanto lui non deve vederne tante con i capelli biondi in strada. Mi metto un vestitino di lino bianco e i sandali nuovi. Vorrei essere naturale,quindi non mi trucco molto. Soltanto un po’ di rossetto. Guardo dietro le persiane il suo giardino. Nessuno. Scendo e comincio a annaffiare le rose,dopo il basilico che cresce alto. Comincio a stendere gli asciugamani. Dietro sento sbattere una porta e rumori di passi. Mi giro e trovo la mia vicina.

-Ti ho spaventata?Sono andata via per una settimana. Ho fatto uno scambio di casa con un mio collega dell’università di Beirut. Mi sono dimenticata di avvertirti. Forse lo hai visto qualche giorno in giardino. È partito oggi pomeriggio.

-Ah! No, non l’ho visto. Faccio finta di niente e continuo ad annaffiare. Lei parla di Beirut e la sua gente in una maniera entusiasta. Mi rendo conto che mi sto bagnando i sandali nuovi.

-Deve essere bello!Mi piacerebbe andarci.

Ferragosto arriva sempre con il caldo. Quest’anno, dopo la pasta mi sono fermata.

-Come mai non mangi l’aragosta?

-Un pezzettino,non ce la faccio più.

-Ma dai,non hai mangiato nulla!

-Forse è il caldo che mi toglie l’appetito…

-Sara l’amore-gridano tutti. Rido…

-Non è il caso…

Dopo aver sistemato tutto in campagna,arrivo a casa. So che tu arrivi a mezzoggiorno,me lo ha detto la mia vicina.È partita anche lei per Beirut.Sono nervosa. Perché mi devo sentire così per una cosa che tanto non esiste?La tentazione di guardare il giardino dietro la persiana c’è. Ma va’…perché no?Ancora non è buio. Guardo. Lì,seduto sul muretto,sei tu,Ahmed,tutto in bianco con il keffiyyeb in testa. La decisione di scendere è solo mia. Prendo il vestitino di lino bianco e i sandali che non sono nuovi perché li dovevi vedere l’anno scorso.Troppo caldo per sciogliermi i capelli. Devo essere naturale,ma sono agitata. Sono pazza. Scendo,no. Meglio domani. Prendo aria e faccio le scale senza pensarci.

Tu mi ricevi con un bel sorriso.Salti il muretto e mi abbracci senza dire niente. Stiamo così un bel po’ e mi sento dire: ti va un caffé bollente per combattere questo caldo?Dai,lo preparo io a casa.

Metto un po’ di musica,tanto per nascondere che mi tremano le mani. Metto la caffettiera sul fuoco .La voce di Gino Paoli riempie la cucina:”quando sei qui con me,questa stanza non ha più pareti..”Il caffé trabocca. Il suo profumo si espande per l’appartamento. Sento le tue mani sulla mia vita. Spengo il fuoco. Il ballo dei corpi sudati avviene senza difficoltà. Dopo ci abbracciamo lungamente. Non ci sono parole,soltanto la tua voce che sussurra il mio nome. Certo,la stanza non ha più pareti…

Non usciamo di casa da due giorni. Non rispondo neanche al telefono. Balliamo,cuciniamo,parliamo di tante cose come vecchi conoscenti. Ci amiamo senza routine. Viviamo come i vampiri,scendendo in giardino al buio ad annaffiare il basilico,a guardare le stelle. Così trascorrono i sei giorni. Quando ti lascio in aeroporto,sento già il vuoto. Come ho fatto a vivere finora senza i tuoi abbracci?Come mai posso provare un sentimento così forte?

Da quando sei partito non ci siamo più parlati. Non ti piacciono le mail. Forse una lettera…ma dici che non sei bravo a scrivere. Il telefono ti sembra troppo freddo. La tua riservatezza non trova il modo di esprimere i dettagli fisici,la cadenza della voce,i nostri abbracci lunghi in silenzio. Meglio non sapere niente uno dell’altro. Il nostro amore avrà come unico spazio un paio di giorni a casa. Tu hai fissato le regole. Ma ritornerai?

Lascio passare il tempo,ma mi sembra che passi con una lentezza infinita. Poco alla volta,riprendo la routine quotidiana. Lavoro,esco con gli amici,vado al cinema,leggo sul Libano,ascolto le nostre canzoni. Ballo da sola. Tento di immaginare la casa dove abiti, il tragitto che fai al lavoro. Consulto il sito web sul tempo. Oggi piove a Beirut. So che ti piacciono i giorni di pioggia. Sarai con gli amici,al bar,bevendo il tuo tè caldissimo…

Così sono passati quasi dieci anni.Ci siamo incontrati sempre a Ferragosto,di nascosto,senza sapere se saresti stato sul muretto all’ora del tramonto. Non tentavo di trovare la mia vicina. Anch’io mi ero abituata a vivere con questa incertezza,con questa passione. E quasi direi che mi piaceva .Non abbiamo sperimentato mai la noia o l’infelicità. Il territorio del nostro amore erano le quattro pareti di casa mia. E di sera tutto un giardino profumato di gelsomino.

I giorni volano quando sei al mio fianco. Festeggiamo i nostri compleanni. Io ti faccio la torta che ti piace. Tu cucini i vostri dolci,ricchi di miele e mandorle. Una volta ti ho chiesto di fare il Ramadam. Siamo andati al mare e bevuto soltanto acqua. Hai passato la sera cucinando. Dopo la doccia hai indossato il vestito tradizionale degli uomini libanesi. Mi piace baciarti con i capelli umidi,sentire il tuo profumo. Hai preparato una tavola meravigliosa,piena di piccoli piatti delle ricette di questa festa.Io ho preso una bottiglia di vino. No,hai detto,soltanto te.Noi come due pazzi festeggiando il Ramadan e fuori la gente in terrazzo mangiando gelati.

Un’altra volta mi hai domandato di celebrare il Natale. Sono andata al mercato a comprare gli antipasti,i ravioli di ricotta,il maialetto. Ma come faccio a trovare un panettone ad agosto?Lo farò io…Mentre tu dormivi , io sudavo in cucina con il forno al massimo. Dopo ho cercato il presepio che colleziono da tanti anni….Ho preparato una bella tavola di Natale,tutta rossa. Ho collocato tutte le figurine del presepio nel camino. Ho spento la luce e ho lasciato soltanto quelle del presepio. Freddino questo natale a 30 gradi! e abbiamo cominciato a ridere tanto che finalmente non sapevo se ridevamo o piangevamo.

Non ti avevo visto mai piangere. E stata,certo,una lacrima …ma avevo un brutto presentimento…Si può piangere di felicità. Ho messo il Messiah di  Händel  e abbiamo cenato, ballato fino a così tardi che mi si chiudevano gli occhi.È la nostra ultima notte,hai detto, be’ l’ultima perché parto domani. Non avevo bisogno di questa spiegazione. Lo sapevo. Queste cose le sa il cuore di una dona.

Questa estate ho cercato di trovare la mia vicina.

-Come vanno i preparativi per Beirut?

-Ah,non parto quest’anno. Sai,Ahmed,aspetta un altro bambino per questi giorni. Farò l’intercanbio a Parigi. Be’,Parigi è sempre bella…

Sono in spiaggia. Posso immaginarti all’altro lato di questo mare che condividiamo. La distanza è infinita ,ma io ti vedo chiaramente,mentre giochi in acqua con i bambini. Dall’altra parte della spiaggia ci sono le donne,tutte di nero. Urlano gutturalmente,ridono,si spingono. I vestiti si gonfiano come palloni quando entrano in acqua.Tua moglie grida e salta le onde.E io sono qui,da sola, a guardare il tramonto. Piango perché mi manchi,ma sono fiera di questo amore difficile,aldilà di tutte le regole,fatto a pezzi come la mia copertina di pachtwork.