SABATO 10 GIUGNO, LA GRANDE SAGRA DELL’ALBICOCCA DI PORRERES
PROGRAMMA: ALLE 16:30 FINO 22:30
LE ALBICOCCHE: FRAGRANZE ORIENTALI
Ad un tratto tutti volevano l’albicocca. Il dolce frutto, che gli abitanti dell’Europa centrale associavano subito all’assolato sud, conobbe d’improvviso un vero e proprio boom. I maiorchini stessi mangiavano i frutti freschi o essiccati, e li sport avano in Europa anche sotto forma di marmellata oppure di concentrato. Soprattutto gli inglesi, o francesi e gli scandinavi sembravano quasi impazziti per questo frutto solare.
Eppure le albicocche hanno una lunga storia. In Cina erano conosciute già nel III millennio a. C. In tempi antichi, il profumato frutto dell’albero delle rosacee giunse in Europa, e con gli arabi prosegui la sua marcia trionfale fino a Maiorca. Fu proprio da questi che l’albicocca ricevette il nome che ha oggi; infatti gli arabi la chiamavano al barkuk, da cui deriva il termine maiorchino di albercoc; in Spagna, poi, questo frutto ha preso il nome di albaricoque.
Fino al XIX secolo le albicocche non erano esattamente un articolo di massa, questi frutti venivano coltivati su terreno arido e quasi esclusivamente per il consumo personale, non ultimo in considerazione del breve periodo di raccolta e della rapida deperibilità. Dopo che la coltivazione prese piede alla fine del XIX secolo, la produzione di albicocca a Maiorca andò magnificamente. Fino agli anni Settanta del Novecento, le albicocche erano molto apprezzate; però anche ad altri stati venne l’idea di sfruttare questo commercio: ben presto, i frutti aranciati di Maiorca non poterono più reggere alla concorrenza di Marocco, Tunisia e Turchia, che avevano prezzi più bassi. Anche se con un certo dispiacere, negli anni Novanta i maiorchini dovettero distruggere la produzione annua di cinquantamila tonnellate di albicocche, poiché la raccolta, l’imballaggio e il trasporto incidevano troppo sui costi. Per fortuna i maiorchini non videro in questo un motivo per rinunciare a questo frutto tanto versatile, tanto più che esso è un ingrediente di primo piano della cucina maiorchina; nel desert, sotto forma di composta, come coronamento delle tradizionali ensaïmades e come complemento di sostanziosi piatti di carne. O semplicemente solo come “grande orecchie”; con la denominazione di orejón, si vendono a Maiorca delle albicocche secche molto grandi, che vengono dimezzate per il lungo e vengono cosi ad assomigliare a gigantesche orecchie.
A giugno le albicocche vengono colte dall’albero e trasferite in grandi cesti. Eppure Porreres non è esattamente l’ombelico del mondo, però tutto il paesino è una festa. È sa fira di Porreres
IL FIORENTINO FRANCESCO RECAMI INIZIA LA SUA SERIE SULLA UNA GRANDE ABITAZIONE MILANESE
La casa di ringhiera (o casa a ballatoio) è una tipologia di edilizia popolare che prevede la compresenza, su ciascun piano di un edificio, di più appartamenti che condividono il medesimo ballatoio o balcone. Tale ballatoio, che corre per l’intera lunghezza dell’edificio, tipicamente funge da via di accesso alle singole unità immobiliari ed è in genere destinato ad un uso condiviso da parte di tutti i condomini. Altrettanto condiviso è l’uso del cortile interno, nel quale un tempo erano situati gli unici servizi igienici dell’edificio.
Lo schema architettonico delle case di ringhiera, di solito a non più di tre piani, si è particolarmente diffuso nell’Ottocento nei casamenti popolari delle città dell’Italia settentrionale, in particolare a Milano e Torino. Negli anni dell’immigrazione interna conseguenti al boom economico ha costituito in molti casi la prima sistemazione abitativa per i nuovi immigrati giunti nelle metropoli del Nord.
Durante il boom economico degli anni ’60, la prima sistemazione di tutti gli immigrati al Nord Italia è stata la casa di ringhiera: l’abitazione più abbordabile economicamente. Di fatto, questi appartamenti erano case popolari in cui vivevano più famiglie in spazi abbastanza ristretti con i servizi necessari.
LA CASA DI RINGHIERA
Amedeo Consonni, tappezziere in pensione, vive in una casa di ringhiera, arredata, grazie alla sua arte, come prezioso boudoir. Si dedica, nel tempo libero, ad un ascetico collezionismo: archiviare notizie su delitti feroci e violenti, provenienti da qualsiasi fonte. E quando dalle cronache rimbomba dappertutto il caso dello strano omicidio «della Sfinge», è immediato per lui occuparsene. Un egittologo dilettante è stato ucciso, il cadavere mutilato ridotto a mimare una statua egizia. Nel frattempo davanti alla sua finestra sul cortile, trascorre la giornata degli altri inquilini. Ci sono Erika e Antonio, nel monolocale vicino. C’è il vecchio De Angelis, che bada solo alla sua Opel. La professoressa Mattioli, cinquantenne affettuosa, attraente anche per l’alone di mistero che la circonda. Si arrabatta la famiglia dei bambini Gianmarco e Margherita: il padre è alcolizzato e la madre cerca di difendere eroicamente il decoro. Su questo mondo, misero ed egoista ma, a guardarlo senza rancore, commovente nelle sue inutili passioni, improvvisamente cala un’atmosfera delittuosa. Negli appartamenti di ringhiera scompare un uomo e appare un cadavere di donna. E questo muove tutto un vento di equivoci e di sospetti che sconvolge gli inquilini. E mentre i delitti del cortile marciano caoticamente verso una loro beffarda rivelazione, confuso, frastornato e travolto dagli eventi, Amedeo, senza volerlo, guida l’indagine alla verità.
FRANCESCO RECAMI, FIRENZE 1956
Scrittore fiorentino, Francesco Recami pubblica due titoli con Mondadori Education: Assassinio nel Paleolitico e Trappola nella neve (2000). Con Bianca Sferrazzo nel 1998 scrive per Giunti Celti e Vichinghi. Ma la sua popolarità arriva con l’editore Sellerio, e particolarmente con il ciclo di romanzi dedicati al pensionato Amedeo Consonni: L’errore di Platini (2006), Il correttore di bozze (2007), Il superstizioso (2008, finalista al Premio Campiello 2009), Il ragazzo che leggeva Maigret (2009, con il quale vince il Premio Scrittore Toscano), Prenditi cura di me (2010), La casa di ringhiera (2011), Gli scheletri nell’armadio (2012), Il segreto di Angela (2013), Il caso Kakoiannis-Sforza (2014), L’uomo con la valigia (2015), Morte di un ex tappezziere (2016), Sei storie della casa di ringhiera (2017), Il diario segreto del cuore (2018) La verità su Amedeo Consonni (2019). Il suo racconto «Il mostro del Casoretto» appare nell’antologia Sellerio La scuola in giallo, del 2014. Del 2015 è invece il romanzo Piccola enciclopedia delle ossessioni, sempre per la casa editrice palermitana. Nel 2017 inizia a scrivere la serie Commedia Nera di cui fanno parte: Commedia Nera 1 (Sellerio, 2017), La clinica Riposo & Pace (Sellerio, 2018), L’atroce delitto di Via Lucini (Sellerio, 2019), La cassa refrigerata (Sellerio, 2020) e L’educazione sentimentale di Eugenio Licitra (Sellerio, 2021).
L’OPERA PRIMA DI FABIO MESSINA, LETTURA D’APRILE DI GDLI
Due le cose che ci hanno colpito di «E niù làif»: la profondità e l’originalità della trama e la qualità della scrittura, elemento oggi difficile da reperire nel ridondante panorama editoriale, non solo locale.
Andrea è un uomo di 47 anni, imprenditore, pieno di passioni e con una fidanzata che ama profondamente, con cui progetta di andare a convivere. Insomma, la classica persona incline alla vita anziché al sogno ma che, per un evento inspiegabile, si ritrova prigioniero in una lunga dimensione onirica nella quale percorrerà una nuova vita che lo metterà di fronte alla possibilità di riscrivere il proprio passato e toccare con mano cosa sarebbe accaduto se avesse effettuato scelte differenti. Durante questo singolare viaggio Andrea riguarderà con occhi diversi le persone e le epoche della sua adolescenza e si renderà conto di aver vissuto distrattamente la prima versione della propria vita, perché impegnato a crescere dando tutto per scontato, dai propri affetti agli accadimenti antropologici e sociali di una Milano in perenne evoluzione. Tuttavia, la sua esperienza di uomo adulto ed emancipato lo porterà a commettere nuovi errori, forse ancora più ingombranti di quelli commessi in gioventù.
Fabio Messina è nato nel 1971 ad Alessandria, dove risiede tuttora. “E niù làif” è il suo primo romanzo pubblicato e ha diversi altri progetti letterari in corso di stesura. Oltre a coltivare la passione per la scrittura, ama dipingere e fotografare.
Alessandrino, alla sua prima opera letteraria, frutto di una lunga e prolifica gestazione, si definisce un “burocrate di giorno, affetto da scrivete perniciosa con le conseguenze del caso, ora anche di natura editoriale.”
ATTENZIONE!!!
L’INCONTRO SARÀ L’ULTIMO GIOVEDÌ 27 D’APRILE A LA TERTÚLIA CAFÈ TEATRE ALLE ORE 19:00.
Prima, a marzo, giovedì 30, a la Tertúlia Cafè Teatre, allo stesso tempo, il GdLi metteremo in comune CATERINA VA IN CITTÀ, lavoro scritto per Francesco Bruni e Paolo Virzì.
Venerdì 17, alle ore 18:30, il Gruppo di Conversazione discuterà e parlerà di Intercambio di libri con la professoressa Cecilia da Grazia. l’incontro si svolgerà nella caffetteria del hotel Saratoga.
Finalmente ricordiamo che il 9 di marzo alle ore 18:30 se terrai il corso di cucina «Venezia e il suo pesce»
QUESTA SETTIMANA COMINCIA UNO DEI CARNEVALI PIÙ FAMOSI E PIÙ APPREZZATI DEL MONDO
Il Carnevale di Venezia
Il Carnevale di Venezia è uno dei carnevali più famosi e più apprezzati del mondo. Per un´intera settimana Venezia si trasforma in un ballo mascherato. Tutte le vie della città sono piene di buffoni e persone mascherate con sontuosi abiti.
Il Carnevale di Venezia è un evento culturale che attira migliaia di turisti provenienti da tutto il mondo. Essi si riversano nei vicoli della città per partecipare a questa grande festa ricca di colori e divertimenti. Il Carnevale di Venezia è sicuramente il più conosciuto per il fascino che esercita e il mistero che continua a possedere anche adesso che sono trascorsi 900 anni dal primo documento che fa riferimento a questa famosissima festa.
L’origine del Carnevale di Venezia
Conoscere la storia del Carnevale di Venezia e le sue curiosità, significa intraprendere un bellissimo viaggio nelle usanze e nei costumi che regnavano secoli addietro nel nostro Paese.
L’origine della parola Carnevale di Venezia viene fatta risalire al Medioevo. Compare per la prima volta in un documento del Doge Vitale Falier nel 1094. Dove viene usata per parlare di pubblici divertimenti. La storia del Carnevale di Venezia come festa pubblica ufficiale, inizia solo nel 1296, quando un editto del Senato della Repubblica dichiara festivo il giorno precedente l’inizio della Quaresima.
L’origine e il significato del Carnevale di Venezia prendono spunto da due tradizioni antichissime. Dai Saturnali dell’antica Roma durante i quali l’ordine sociale veniva sovvertito. In questo giorno gli schiavi e i liberi cittadini si riversavano nella città per far festa con musica e balli sfrenati. ai culti Dionisiaci greci, grandi feste religiose con processioni e rappresentazioni teatrali che prevedevano l’uso delle maschere e di rappresentazioni simboliche. Il cui motto era “una volta all’anno è lecito non avere freni”.
Venezia ha quindi reinterpretato le antiche feste greche e romane. I Dogi furono abili a promuovere il Carnevale per concedere alla popolazione, in particolare ai ceti più umili, un periodo dedicato al divertimento e alle feste. Nel Carnevale di Venezia le maschere garantivano il totale anonimato. Una sorta di annullamento delle divisioni sociali che, consentiva ai cittadini persino la pubblica derisione delle autorità e dell’aristocrazia. Questa festa rappresentava uno sfogo per le tensioni e i malumori che andavano a crearsi a causa dei rigidi limiti imposti dalla morale e dall’ordine pubblico della Repubblica di Venezia.
La storia del Carnevale di Venezia
A differenza di quanto accade oggi il Carnevale di Venezia iniziava la prima domenica di ottobre, per poi intensificarsi dopo l’Epifania ed ‘esplodere’ nei giorni precedenti la Quaresima.
Nel Settecento, il suo secolo d’oro, il Carnevale di Venezia si concentrava in sei settimane, dal 26 dicembre al Martedì Grasso. Durante il Carnevale le attività e gli affari dei veneziani passavano in secondo piano. Essi concedevano molto del loro tempo a festeggiamenti, divertimenti e spettacoli che venivano allestiti in tutta la città. In particolare a Piazza San Marco, lungo la Riva degli Schiavoni e in tutti i principali campi di Venezia. In questi anni il Carnevale di Venezia divenne una vera istituzione in tutta Europa. Il massimo splendore, il riconoscimento internazionale, la commedia dell’arte e le maschere, l’atmosfera trasgressiva e bizzarra, la Casa da Gioco Pubblica rendono Venezia “La calamita d’Europa. Era la Venezia affascinante di Casanova e Goldoni.
Il rapporto tra il carnevale di Venezia e il teatro
Le maschere erano utilizzate anche nelle feste ufficiali. Negli eleganti palazzi venivano organizzati sfavillanti balli in maschera. Segnando l’inizio della lunga e affascinante tradizione delle feste mascherate di Venezia.
In questo periodo mette le radici lo stretto rapporto tra il Carnevale di Venezia e il teatro. Inizialmente le piccole rappresentazioni teatrali venivano organizzate nelle case private. Queste raggiunsero un enorme successo tanto da sviluppare una categoria di professionisti.
Aprirono i teatri e con l’aumento delle compagnie teatrali si svilupparono le attività legate all’artigianato dei costumi e delle maschere. A teatro si assisteva a opere raffinate e complesse. La definizione di “commedia dell’arte” nacque proprio a Venezia attorno al 1750, grazie a Carlo Goldoni e al suo teatro comico. Il Carnevale e il teatro di Goldoni andavano di pari passo. Le sue opere venivano rappresentate durante il Carnevale di Venezia e ne riprendevano un divertimento semplice. Fu così che le opere della commedia dell’arte veneziana sono considerate una preziosa fonte documentaria sulla festa del Carnevale a Venezia.
La caduta e la rinascita del Carnevale
Dopo lunghi anni di eccessi e stravaganze, con la caduta della Serenissima, il Carnevale subì un periodo di declino. Infatti, durante il periodo di dominazione austro-francese (1797-1814), conobbe una fase di stallo, in quanto la classe dirigente non vedeva di buon occhio le bizzarrie di quei giorni. Erano consentite solo le feste private nei palazzi veneziani e del Ballo della Cavalchina alla Fenice. L’ultimo Carnevale storico di Venezia è del 1797.
Bisogna aspettare il 1967 per poter riorganizzare le prime feste con sfilate di maschere e costumi, riportando in vita le tradizioni del Carnevale di Venezia.
Nel 1979, per la prima volta, venne creato un programma per coinvolgere nei festeggiamenti i cittadini veneziani. Anno in cui quest’ultimi si unirono in associazioni per impegnarsi a riportare alla luce il Carnevale che un tempo animava la città. Questa organizzazione è giunta fino ai giorni d’oggi. Addirittura alcuni eventi antichissimi sono arrivati anche in epoca moderna, seppure leggermente modificati. Per esempio la Festa delle Marie e Il Volo dell’Angelo o Volo della Colombina.
Il Carnevale moderno
Nel 1979, dopo quasi due secoli, il meraviglioso Carnevale di Venezia con le sue affascinanti tradizioni, come una fenice è risuscitato dalle sue ceneri. Grazie all’iniziativa di alcune associazioni di cittadini e al contributo del Comune di Venezia, del Teatro la Fenice, della Biennale di Venezia e degli enti turistici.
Il Carnevale di Venezia dura undici giorni, si va dal sabato che precede il Giovedì Grasso sino al Martedì Grasso. Tra le vie della città si svolgono i teatri itineranti in un’atmosfera di allegria e giocosità, tutti in maschera a celebrare il fascino di un mondo fatto di balli, scherzi, gala esclusivi e romantici incontri.
Tra gli eventi della tradizioni che sono stati rivisitati in chiave moderna ricordiamola Festa delle Marie eil Volo dell’Angelo o Volo della Colombina. L’antica Festa delle Marie, ripristinata nel 1999, consiste nel far sfilare, le dodici Marie, nel pomeriggio del primo sabato del Carnevale con tanto di sbandieratori, musicisti e damigelle d’onore, tutti diretti verso Piazza San Marco. Successivamente viene eletta la più bella, la Maria dell’anno, la quale vince un ricco premio. IlVolo dell’Angelo o Volo della Colombina, si tiene la prima domenica di Carnevale. E’ uno dei principali eventi d’apertura: un uccello meccanico dal Campanile di San Marco scende giù fino al Palazzo Ducale. A metà percorso una botola nel suo ventre si apre e libera coriandoli e caramelle sulla folla. Questo almeno fino al 2001, quando la Colombina venne sostituita da una donna opportunamente imbragata.
Gli eventi del Carnevale di Venezia
Gli eventi del Carnevale di Venezia previsti per il 2023 vengono definiti dal Comune di Venezia nelle settimane che precedono il Carnevale. Siamo già tutti in trepidante attesa del programma ufficiale”. Gli eventi di punta ogni anno sono i seguenti:
Festa Veneziana sull’acqua in rio de Cannaregio con parata delle associazioni remiere, spettacoli sull’acqua e stand eno-gastronomici;
Corteo e Festa delle Marie
Volo dell’angelo dal campanile di San Marco
Svolo dell’aquila in Piazza San Marco
Premiazione della Maria del Carnevale in Piazza San Marco a cui segue lo svolo del Leon.
Abitualmente, nel periodo del Carnevale, i costumi più belli sfilano ogni giorno sul palco allestito in Piazza San Marco fino al gran finale del concorso con la premiazione della maschera più bella.
Carnevale di Venezia: programma e date
Partiamo dalle basi: quando inizia e quali sono le date più importanti della maggiore festa dell’isola? Le date del Carnevale cambiano ogni anno poiché seguono il calendario liturgico.
A partire da una quarantina di giorni prima di Pasqua vedrai già girare qualche maschera, le strade coperte di coriandoli e le pasticcerie esporre fritole e galani; ma sono i 15 giorni che precedono il mercoledì delle ceneri quelli in cui si scatena la vera festa. Nel 2023 il Carnevale si svolgerà da sabato 4 febbraio a martedì 21 febbraio.
Tieni d’occhio il calendario e pensa già ad organizzare un weekend lungo per non perdere gli eventi più importanti: sempre più spettacoli e feste vengano organizzati il venerdì e il sabato sera, ma il giovedì grasso e il martedì grasso restano i giorni da cerchiare in calendario!
Il programma del Carnevale di Venezia è sempre molto ricco. Sulsito ufficiale del Carnevale trovi tutte le informazioni e gli aggiornamenti in tempo reale!
Punto di incontro: Davanti alla porta d’entrata Club Sant Antonio de la Playa. (Ca’n Pastilla). Angolo con Ristorante La Mejillonera. C/ Nansas s/n. Alle ore 18:30. Si prega puntualità.